No, non è della guerra Russia-Ucraina che vogliamo parlarvi. Non di una guerra che si combatte con uomini armati, ma che porta pur sempre morte e distruzione. Per secoli l’umanità ha stuprato la Natura. Non solo l’ha sfruttata fino in fondo, ma l’ha violentata, sfregiata, bruciata, vaporizzata. La Natura è sempre stata una risorsa da cui estrarre il massimo vantaggio al minor costo. Dalla rivoluzione industriale in poi, la Natura è stata considerata una proprietà manipolabile e sfruttabile a fini commerciali. E la nostra specie, sotto la coperta del benessere e del cosiddetto progresso, ha finito per adeguarsi. 

No, non è della guerra Russia-Ucraina che vogliamo parlarvi. Non di una guerra che si combatte con uomini armati, ma che porta pur sempre morte e distruzione. Per secoli l’umanità ha stuprato la
Natura
. Non solo l’ha sfruttata fino in fondo, ma l’ha violentata, sfregiata, bruciata, vaporizzata. La Natura è sempre stata una risorsa da cui estrarre il massimo vantaggio al minor costo. Dalla rivoluzione industriale in poi, la Natura è stata considerata una proprietà manipolabile e sfruttabile a fini commerciali. E la nostra specie, sotto la coperta del benessere e del cosiddetto progresso, ha finito per adeguarsi. 

Ma ora la Natura reagisce e, da alcuni anni, risponde alla guerra dichiarata dal genere umano. La Terra si “difende” o si “ri-naturalizza“, direbbe Jeremy Rifkin e gli eventi climatici estremi (pensiamo, da ultimi, a Ischia e agli alluvioni nel sud Italia), il riscaldamento globale, l’innalzamento dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai, la siccità con la progressiva desertificazione, sono le sue armi che renderanno il nostro Pianeta sempre più inospitale, soprattutto nei paesi più poveri, dove non esistono infrastrutture in grado di fronteggiare la risposta della Natura. Arrendiamoci! Arrendiamoci, resistere significherebbe portare all’estinzione del genere umano. “Stiamo guidando su un’autostrada per l’inferno climatico, con il piede sull’acceleratore. Un suicidio collettivo”. Così Antonio Guterres in apertura della Cop 27. Ma, purtroppo, ancora manca una vera e forte domanda di cambiamento da parte dell’opinione pubblica. 

Ma ora la Natura reagisce e, da alcuni anni, risponde alla guerra dichiarata dal genere umano. La Terra si “
difende
difende
” o si “
ri-naturalizza
ri-naturalizza
“, direbbe
Jeremy Rifkin
e gli eventi climatici estremi (pensiamo, da ultimi, a Ischia e agli alluvioni nel sud Italia), il riscaldamento globale, l’innalzamento dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai, la siccità con la progressiva desertificazione, sono le sue armi che renderanno il nostro Pianeta sempre più inospitale, soprattutto nei paesi più poveri, dove non esistono infrastrutture in grado di fronteggiare la risposta della Natura.
Arrendiamoci! Arrendiamoci, resistere significherebbe portare all’estinzione del genere umano. “
Stiamo guidando su un’autostrada per l’inferno climatico, con il piede sull’acceleratore. Un suicidio collettivo
Stiamo guidando su un’autostrada per l’inferno climatico, con il piede sull’acceleratore. Un suicidio collettivo
”. Così
Antonio Guterres
in apertura della Cop 27. Ma, purtroppo, ancora manca una vera e forte domanda di cambiamento da parte dell’opinione pubblica. 

Nasce su questi presupposti ClimateAid.it, per dare un contributo allo sviluppo della consapevolezza collettiva, per convincerci della necessità di essere resilienti e non ostinarci a combattere una guerra che non potrà -e non dovrà- essere mai vinta. Ha scritto Jeremy Rifkin: “Un pianeta che si ri-naturalizza ci chiede di tornare dalla logica dello sfruttamento a quella dell’adattamento. La terza rivoluzione industriale consente l’adattamento senza costringerci a rinunciare alla prosperità. Inoltre l’economia di condivisione è meno rivolta alla produzione di cose e al consumo, e più orientata verso la rigenerazione, la circolarità, la gestione attenta degli ecosistemi”. 

Nasce su questi presupposti
ClimateAid.it
ClimateAid.it
, per dare un contributo allo sviluppo della consapevolezza collettiva, per convincerci della necessità di essere resilienti e non ostinarci a combattere una guerra che non potrà -e non dovrà- essere mai vinta. Ha scritto Jeremy Rifkin: “
Un pianeta che si ri-naturalizza ci chiede di tornare dalla logica dello sfruttamento a quella dell’adattamento. La terza rivoluzione industriale consente l’adattamento senza costringerci a rinunciare alla prosperità. Inoltre l’economia di condivisione è meno rivolta alla produzione di cose e al consumo, e più orientata verso la rigenerazione, la circolarità, la gestione attenta degli ecosistemi
shop nowreviewclick for more inforeplica watch repairnettoyer coque telephonedesigner phone casesgeek bar ve elf bar kulturlerin karsilasmasi
Un pianeta che si ri-naturalizza ci chiede di tornare dalla logica dello sfruttamento a quella dell’adattamento. La terza rivoluzione industriale consente l’adattamento senza costringerci a rinunciare alla prosperità. Inoltre l’economia di condivisione è meno rivolta alla produzione di cose e al consumo, e più orientata verso la rigenerazione, la circolarità, la gestione attenta degli ecosistemi
”. 

Per questo crediamo che la rivoluzione debba partire dal basso e indirizzare gli Stati, non viceversa. Ne sono prova, la visione poco o per nulla orientata al futuro dei decisori politici; i sostanziali fallimenti dei troppo verticistici accordi internazionali, non sostenuti da un efficace coinvolgimento dei popoli, e i cui tavoli sono sempre disertati dai principali colpevoli dei disastri climatici e spesso questi accordi sono visti come decisioni punitive per taluni o come una forte limitazione allo sviluppo economico di altri. Ma siamo anche convinti che l’ambientalismo nell’età della terza rivoluzione industriale, non possa andare disgiunto da un consumerismo cosciente, consapevole e solidale. Per anni gli attivisti ambientalisti e quelli consumeristi, hanno marciato separati e, qualche volta, sono persino entrati in conflitto. Non può più essere così. I mutamenti climatici non si contrastano solo con la piantumazione di nuovi alberi che neutralizzino le emissioni nocive ma anche, anzi, soprattutto, con comportamenti individuali improntati a diversi stili di vita, nell’alimentazione, nell’agricoltura, nella mobilità collettiva, nella scelta di residenze che restituiscano più energia di quelle che consumano. L’economia circolare interpretata anche come consumo circolare.

Per questo crediamo che la rivoluzione debba partire dal basso e indirizzare gli Stati, non viceversa. Ne sono prova, la visione poco o per nulla orientata al futuro dei decisori politici; i sostanziali fallimenti dei troppo verticistici accordi internazionali, non sostenuti da un efficace coinvolgimento dei popoli, e i cui tavoli sono sempre disertati dai principali colpevoli dei disastri climatici e spesso questi accordi sono visti come decisioni punitive per taluni o come una forte limitazione allo sviluppo economico di altri. Ma siamo anche convinti che l’ambientalismo nell’età
della terza rivoluzione industriale
, non possa andare disgiunto da un consumerismo cosciente, consapevole e solidale. Per anni gli attivisti ambientalisti e quelli consumeristi, hanno marciato separati e, qualche volta, sono persino entrati in conflitto. Non può più essere così. I mutamenti climatici non si contrastano solo con la piantumazione di nuovi alberi che neutralizzino le emissioni nocive ma anche, anzi, soprattutto, con comportamenti individuali improntati a diversi stili di vita, nell’alimentazione, nell’agricoltura, nella mobilità collettiva, nella scelta di residenze che restituiscano più energia di quelle che consumano.
L’economia circolare interpretata anche come consumo circolare
.

Noi crediamo in quest’alleanza tra mondo ambientalista e quello consumerista, in strategie comuni e con percorsi condivisi e ci impegneremo per realizzarla, a partire da questo blog.

Noi crediamo in quest’alleanza tra mondo ambientalista e quello consumerista, in strategie comuni e con percorsi condivisi e ci impegneremo per realizzarla, a partire da questo
blog
blog
.

Giuseppe d’Ippolito – Website Founder

Giuseppe d’Ippolito – Website Founder
Giuseppe d’Ippolito – Website Founder