Il riscaldamento del pianeta è il problema dominante che la specie umana deve affrontare immediatamente se non vuole estinguersi. Già allo stato attuale costituisce la principale minaccia per la salute e l’incolumità delle persone e tutti gli esperti concordano sul fatto che gli eventi estremi, conseguenti al riscaldamento, saranno sempre più frequenti e di maggiore intensità. Per quello che ne sappiamo potremmo essere l’unica forma vivente nell’universo e non siamo stati in grado di conservare quelle condizioni che si sono create per una serie di combinazioni casuali durate milioni di anni -che potrebbero non ripetersi mai più- e che hanno generato gli esseri viventi: i vegetali, gli animali e l’uomo. Le variazioni di quelle condizioni favorevoli sono il risultato di una forma di “sviluppo” del tutto irrazionale e incompatibile con la vita, in quanto non tiene conto che per vivere abbiamo bisogno dell’acqua, dell’aria e del suolo, e che non è possibile vivere, anche se possediamo miliardi di oggetti, se l’acqua, l’aria e il suolo non saranno più buoni da bere, da respirare e per produrre alimenti sani.
Tutte le matrici ambientali sono oggi inquinate e questo porta malattia e morte. Gli stessi fattori che inquinano le nostre matrici vitali (traffico, agricoltura intensiva, fabbriche, smaltimento dei rifiuti, uso di combustibili fossili) determinano anche la crisi del clima per cui è quasi impossibile scindere gli effetti dell’inquinamento sulla salute da quelli del cambiamento climatico. Studi sempre più accurati svelano drammaticamente gli effetti diretti del riscaldamento globale sulla salute. Nel 2019 è stato registrato un record di 345.000 decessi nelle persone over 65 (80% in più rispetto alla media del periodo 2000-05) e la regione europea OMS è stata quella maggiormente colpita, con quasi 108.000 decessi attribuibili all’esposizione al calore nel 2019.
Gli effetti del cambiamento climatico sono diretti in quanto aumenta l’esposizione delle persone al calore. Le popolazioni vulnerabili (adulti di età superiore a 65 anni e bambini di età inferiore a un anno) sono state esposte a 3,7 miliardi di giorni di ondate di caldo in più nel 2021 rispetto all’anno 1986-2005 e le morti legate al caldo sono aumentate del 68% tra il 2000-2004 e il 2017-2021, un bilancio esacerbato dalla confluenza della pandemia di COVID-19. L’aumento di temperatura in aree urbane comporta anche una riduzione documentata di attività fisica che a sua volta peggiora lo stato di salute.
Gli incrementi di mortalità rilevati durante le ondate di calore sono attribuibili a cause respiratorie, cerebrovascolari, circolatorie, malattie ischemiche, e si verificano con una latenza breve (0-3 giorni) rispetto all’ondata di calore. All’interno delle aree urbane, inoltre, si verifica il fenomeno della cosiddetta “isola di calore” con temperature ancora più alte rispetto alle circostanti aree rurali e con effetti che vanno dal discomfort, al colpo di calore, all’aumento di mortalità.
Altri effetti ben documentati riguardano:
–gli esiti della gravidanza che, in uno studio pubblicato nel 2013 e che ha riguardato le madri residenti a Roma, ha evidenziato un incremento di rischio di nascite pretermine nei giorni di ondata di calore superiore al 19%;
–la salute mentale (ansia, depressione, aumento dei suicidi);
–l’incidenza di diabete. In uno studio condotto negli USA e in altri territori tra il 1996 e il 2009 ogni aumento di un 1°C era correlato ad un incremento nell’incidenza di diabete dello 0,3%, dato che, considerato l’elevato tasso di incidenza di questa patologia, potrebbe portare ad un considerevole incremento di casi nel mondo;
–gli infortuni sul lavoro soprattutto per le categorie dei trasporti e delle costruzioni e per alcune professioni come bitumatori, asfaltatori, meccanici, manovratori, fabbri, cantonieri e altri.
Ci sono poi gli effetti legati agli eventi estremi che possono essere diretti, come la morte, i traumi e gli avvelenamenti, i danni o la perdita delle abitazioni, delle strutture sanitarie e delle infrastrutture etc. e possono aggravare l’inquinamento esistente. Per es. durante gli incendi viene emesso un particolato fine e ultrafine che ha maggiore tossicità rispetto a quello prodotto da altre fonti e che, in sinergia con le ondate di calore, causa a breve termine aumenti di mortalità per tutte le cause e di ricoveri per cause cardiovascolari, respiratorie e infezioni respiratorie. A lungo termine mortalità per cause polmonari e tumori ed effetti avversi della gravidanza.
Le alluvioni oltre agli effetti diretti possono rimettere in circolo inquinanti confinati nel terreno o in sedimenti di fiumi, contaminando la catena alimentare. La sicurezza della catena alimentare è a rischio non solo per la possibile contaminazione chimica del terreno agricolo e dei pascoli ma anche per la contaminazione microbiologica, compresa quella da micotossine cancerogene il cui sviluppo è favorito dall’aumento delle temperature.
Oltre alle malattie cronico degenerative il cambiamento climatico influenza la diffusione delle malattie infettive creando le condizioni idonee alla crescita di vettori (come per es. Aedes Albopictus, la zanzara tigre, che per millenni è rimasta confinata nelle foreste tropicali dell’Asia), cambiando le rotte di migrazione degli uccelli, dei roditori (per es. la siccità può portare roditori infetti da hantavirus nelle comunità mentre cercano cibo) e anche degli insetti che si spostano in nuovi territori ed esplorano nuovi habitat.
Molti fattori che sono causa della crisi del clima favoriscono anche la diffusione delle malattie infettive come ad es. la deforestazione senza precedenti che porta ad un maggior contatto tra la fauna selvatica e gli essere umani (costruzione di strade con un ritmo accelerato, sfruttamento massivo dei terreni per uso agricolo…); i viaggi ed il commercio globali; gli allevamenti intensivi che, oltre ad essere una delle principali fonti di emissione dei gas serra, costituiscono un problema di sanità pubblica sia in termini di dieta e qualità dei cibi sia in termini di aumento del rischio di nuove epidemie, favorendo una forte pressione selettiva su virus e batteri che mutano velocemente verso ceppi e tipi più aggressivi anche verso la specie umana (come è avvenuto per l’influenza aviaria e suina).
Nel 2018 in Europa rispetto agli anni ’50 è aumentata la capacità vettoriale del 25,8% per Aedes aegypti e del 40,7% per Aedes albopictus con un aumento del potenziale epidemico di dengue, zika e chikungunya soprattutto in Paesi con alto indice di sviluppo economico, principalmente a causa della continua espansione geografica delle zanzare Aedes. Sono anche aumentati i mesi adatti alla trasmissione della malaria anche in aree montuose (>1500m) e le aree costiere adatte alla trasmissione batterica di Vibrio non cholerae e cholerae in tutti i Paesi.
L’inquinamento atmosferico e il caldo, infine, tramite l’infiammazione cronica delle vie aeree rendono o le persone più vulnerabili a virus e batteri. E tutto questo senza considerare gli effetti della siccità e quindi l’aumento della malnutrizione e della fame cronica -che prima della pandemia di covid-19 già colpiva nel mondo 690 milioni di persone- nonché delle migrazioni forzate di milioni di persone con tutti i problemi che ne conseguono.
Guterres, segretario generale della NU ha affermato che il rapporto dell’IPCC è “l’accusa infamante del fallimento della gestione climatica”, è il catalogo delle vuote promesse che ci stanno conducendo dritti dritti verso un mondo invivibile” e che “governi e imprese finanziarie stanno mentendo e il risultato sarà catastrofico”.
Eppure il consenso scientifico è chiaro! A questo proposito il Lancet Countdon 2022 chiaramente afferma che se si volesse tener conto della salute e quindi del benessere delle persone sicuramente ci si dovrebbe allontanare prontamente dai combustibili fossili e accelerare la giusta transizione verso fonti di energia pulita. Questo offrirebbe benefici immediati per la salute, ridurrebbe la dipendenza dai fragili mercati internazionali del petrolio e del gas, favorirebbe la ripresa economica e ridurrebbe la probabilità degli impatti più catastrofici del cambiamento climatico.
“Una transizione energetica incentrata sulla salute incrementerebbe i viaggi a basse emissioni di carbonio e aumenterebbe gli spazi verdi urbani, promuovendo l’attività fisica e migliorando la salute fisica e mentale”.
I governi sono però in forte ritardo su queste scelte. Per questo ciascuno deve fare la sua parte, anche i cittadini, per es. “nel settore alimentare, una transizione accelerata verso diete equilibrate e maggiormente a base vegetale non solo contribuirebbe a ridurre del 55% le emissioni del settore agricolo derivanti dalla produzione di carne rossa e latte ma preverrebbe fino a 11,5 milioni di decessi all’anno legati all’alimentazione e ridurrebbe sostanzialmente il rischio di malattie zoonotiche. Questi cambiamenti incentrati sulla salute ridurrebbero l’onere delle malattie trasmissibili e non trasmissibili, riducendo la pressione sugli operatori sanitari sopraffatti”.
Maria Grazia Petronio – Vice Presidente Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia
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- Minds for one health Cambiamento climatico e pandemie: cambiare prima che sia troppo tardi!
- Reid C E et al. Critical Review of Health Impacts of Wildfire Smoke Exposure. EHP 2016 doi:10.1289/ehp.1409277