L’11 marzo venturo appuntamento a Palazzo
Re Enzo di Bologna per la premiazione 2023
dei Comuni più virtuosi dell’anno.
Un plauso a Plastic Free Onlus.

Abbiamo partecipato, lo scorso 25 gennaio, alla presentazione alla stampa (qui la notizia) delle Amministrazioni comunali cui è stata attribuita la qualifica di plastic free, cioè di quei Comuni che hanno dettato disposizioni di tutela ambientale valide sul proprio territorio e che hanno loro consentito di ricevere una valutazione positiva sui parametri di riferimento proposti dagli organizzatori e promotori del progetto. Sabato 11 marzo, in un evento nella prestigiosa cornice del Palazzo Re Enzo di Bologna, alla presenza del Cardinale Zuppi (Presidente CEI) e con il patrocinio del ministero dell’Ambiente, del Comune del capoluogo emiliano, del Parlamento europeo, del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, i 68 Comuni selezionati riceveranno pubblicamente l’ambito riconoscimento.

Chi sono i promotori
Parliamo delle donne e degli uomini che compongono l’associazione di volontariato Plastic Free Odv Onlus, nata il 29 Luglio 2019 con lo scopo di informare e sensibilizzare più persone possibili sulla pericolosità dell’inquinamento da plastica. L’Associazione, con in testa Luca De Gaetano, Presidente, Antonio Rancati, Segretario Generale e Lorenzo Zitignani, Direttore nazionale, ha più di 1.000 referenti in tutt’Italia. Ha raggiunto milioni di italiani attraverso diversi progetti, quali: appuntamenti di clean up, salvataggio delle tartarughe marine, sensibilizzazione nelle scuole e -appunto- Comuni Plastic Free. Per citare alcuni numeri, Plastic Free Onlus dichiara di aver organizzato più di 2000 appuntamenti di raccolta di plastica e spazzatura, insieme ad oltre 250.000 volontari, liberando vari territori da oltre 2.833.791 Kg di plastica raccolta. Orgogliosamente indipendenti e apolitici, donne e uomini, dell’Associazione lavorano, rigorosamente come volontari, con l’obiettivo di liberare il pianeta dalle tonnellate di plastica che devastano i nostri mari, i nostri fiumi, i nostri ecosistemi e la nostra salute. Sono raggiungibili attraverso:

-una pagina web (https://www.plasticfreeonlus.it) e i vari social:
-Instagram (
https://www.instagram.com/plasticfreeit/);
-Facebook (
https://www.facebook.com/plasticfreeit/);
-Linkedin (
https://www.linkedin.com/company/plasticfree/)
e un canale Youtube (Plastic Free).

Il riconoscimento
Dedichiamo a questo lodevole progetto il nostro spazio “Il meglio dal web” in calce a questa pagina, dove si troveranno tutte le specifiche della sua operatività.

Le città Plastic Free 2023
Si tratta di Comunità del nord, centro e sud Italia. Esse sono, in ordine alfabetico: Acquaviva Delle Fonti (BA), Agropoli (SA), Arcugnano (VI), Bacoli (NA), Benevento, Bergeggi (SV), Bologna, Borgo Virgilio (MN), Caivano (NA), Caorle (VE), Cassina de’ Pecchi (MI), Castellarano (RE), Castelsardo (SS), Castiglione Del Lago (PG), Castro (LE), Chieti, Cittadella (PD), Corciano (PG), Cuneo, Diamante (CS), Elmas (CA), Eraclea (VE), Falciano Del Massico (CE), Favara (AG), Fermo, Ferrara, Fierozzo (TN), Firenze, Frassilongo (TN), Genova, Guardia Sanframondi (BN), Gussago(BS), Isernia, Jesolo (VE), Legnago (VR), Maddaloni (CE), Maenza (LT), Marcon (VE), Matera, Merano (BZ), Mira (VE), Mogliano Veneto (TV), Montenero Di Bisaccia (CB), Montepaone (CZ), Monterosi (VT), Mottola (TA), Palù del Fersina (TN), Pavia, Pergine Valsugana (TN), Pesaro, Piossasco (TO), Pontecchio Polesine (RO), Prato, Roccalumera (ME), San Casciano Val Di Pesa (FI), Sanremo (IM), Sant’Orsola Terme (TN), Sasso Marconi (BO), Saviano (NA), Silvi (TE), Sperlonga (LT), Taglio Di Po (RO), Termoli (CB), Terre Del Reno (FE), Tortora (CS), Tropea (VV), Udine, Vallelaghi (TN), Vicenza.

Perché è importante essere plastic free
Essere plastic-free significa rinunciare agli oggetti in plastica, specie quando sono oggetti monouso, mentre sono reperibili alternative, riutilizzabili, che non mettono in pericolo le necessità di igiene, conservazione e integrità.

Plastica è un termine generico che indica una pluralità di composti: i più noti sono i pet, pvc, pp, ps. Ma i prodotti di plastica sono molti di più con distinte caratteristiche e qualità. Essi hanno tuttavia un aspetto in comune: sono tutti derivati, direttamente o indirettamente, dal petrolio (sostanza fossile per eccellenza). Bruciare la plastica produce diossine (composti organici che provocano facilmente il cancro) e altri inquinanti fortemente tossici per l’uomo e l’ambiente. E la plastica finisce facilmente nelle discariche, nell’ambiente, nei fiumi e, immancabilmente, nel mare, dove può impiegare fino a mille anni per degradarsi del tutto. Nell’oceano Pacifico, si trova una grande chiazza di immondizia di plastica. La sua estensione è in continua variazione: secondo taluni è grande come la penisola iberica, altri la valutano grande come la Francia. Qualcuno addirittura parla di un’estensione pari a quella degli Stati Uniti, se non più grande. La stima della quantità di plastica presente va dai 3 milioni ai 100 milioni di tonnellate. Non è la sola! Altre chiazze di detriti galleggianti, simili per composizione ed estensione, si trovano nell’oceano Atlantico e nel mar Artico. Non c’è bisogno di dire che l’ingestione di tali detriti e il loro andare alla deriva, provocano la morte quotidiana di un gran numero di pesci, uccelli e tartarughe (ma la plastica viene mangiata anche dagli animali che popolano la terraferma come elefanti, iene, zebre, tigri, cammelli, bovini e altre grandi specie). Questo perché la plastica non si degrada nel tempo (né a contatto dell’acqua di mare), ma si disintegra in pezzi sempre più piccoli fino allo stato di particelle minuscole, pericolose per la loro ingestione anche per l’alto strato di colonie microbiche che finiscono per ricoprirli, oltre che per il rischio di soffocamenti e ostruzioni fisiche. Si valuta che esse hanno iniziato a formarsi a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, ma questa datazione è incerta, perché crediamo che in realtà essa corrisponda alla data della scoperta di queste grandi chiazze di detriti. Del resto, l’utilizzo di massa della plastica risale ai primi anni Sessanta, per cui è presumibile che alcuni anni dopo abbiano iniziato a formarsi queste grosse chiazze d’immondizia. Metà di tutta la plastica prodotta è stata realizzata solo negli ultimi 15 anni; la produzione è aumentata in modo esponenziale dai 2,3 milioni di tonnellate del 1950 ai 448 milioni di tonnellate del 2015. Un dato che dovrebbe raddoppiare dal 2050. Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono dalle nazioni costiere negli oceani. Equivale a buttare cinque buste di immondizia ogni 30 centimetri di costa in tutto il mondo. Spesso le plastiche contengono additivi che le rendono più resistenti, più flessibili e durevoli. Molte di queste sostanze, però, possono prolungare la vita dei prodotti nel momento in cui vengono gettati via.

Una volta che si trovano in mare, i rifiuti di plastica vengono degradati da luce del sole, vento e onde in piccole particelle spesso inferiori al mezzo centimetro di larghezza. Queste cosiddette microplastiche, diffuse attraverso tutta la colonna d’acqua, sono state trovate in ogni angolo del pianeta, dal Monte Everest, la cima più alta, alla Fossa delle Marianne, la depressione più profonda. Le microplastiche si degradano poi in pezzi sempre più piccoli (ne abbiamo parlato qui) Nel frattempo le microfibre plastiche sono state trovate pure nei sistemi idrici cittadini che forniscono acqua potabile e fluttuano anche nell’aria.

La plastica può essere riciclata e il riciclo è una pratica virtuosa, sia per la plastica che per vari altri prodotti, ma è finalizzata sempre alla loro dispersione nell’ ambiente, non alla definitiva distruzione. Fin tanto che la plastica sarà prodotta (e, magari dopo, riciclata) si farà ancora ricorso ad una fonte fossile, con tutto quello che ciò significa in termini di immissione di CO2 e di danni per l’equilibrio climatico.

La plastica ha cambiato, in peggio, le nostre abitudini. L’indubbia comodità pratica degli oggetti di plastica ha fatto dimenticare l’uso della ceramica, del vetro e di alcuni tipi di metalli. La plastica ha rivoluzionato la medicina con dispositivi salvavita, ha reso più leggere le automobili e i jet, consentendo di risparmiare carburante e inquinare di meno; salvato vite con caschi, incubatrici e attrezzature per rendere potabile l’acqua. Le comodità offerte dalla plastica, però, hanno portato a una cultura dell’usa e getta che rivela il lato oscuro di questo materiale: oggi le plastiche monouso costituiscono il 40% di tutte quelle prodotte ogni anno.

 È aumentata la qualità, o la semplicità, della nostra vita? Non abbiamo difficoltà a rispondere di sì, ma noi non siamo gli unici abitanti di questo pianeta e se la nostra comodità deve comportare la degradazione del nostro ambiente naturale, la scomparsa di flora e fauna, l’immersione perenne nei rifiuti, allora no, non ci stiamo!

Ecco perché la lotta all’inquinamento da plastica è diventato uno dei temi ambientali più caratterizzanti: la produzione di oggetti in plastica usa e getta sta soverchiando la nostra capacità di gestirla. Questo tipo di inquinamento è più evidente nelle nazioni in via di sviluppo dell’Asia e dell’Africa, dove i sistemi di raccolta dei rifiuti sono spesso inefficienti o inesistenti. Ma anche il mondo sviluppato, e in particolar modo i Paesi con basse percentuali di riciclo, stanno avendo i loro problemi a gestire nel modo corretto la plastica diventata rifiuto. Questo tipo di immondizia sta diventando talmente onnipresente che si è arrivati a redigere un accordo mondiale negoziato dalle Nazioni Unite. Perché, una volta in mare o nella natura è molto difficile recuperare i rifiuti di plastica quando essi non sono più in grossi pezzi individuabili, ma nel momento in cui si degradano in microplastiche e galleggiano lungo tutta la colonna d’acqua in mare aperto, sono praticamente impossibili da recuperare. 

Ecco perché le uniche soluzioni sono una minor produzione di quella plastica monouso e corretti sistemi di gestione dei rifiuti e di riciclaggio anche attraverso una progettazione che tenga conto della breve vita del packaging usa e getta.

Ed ecco perché ancora più meritorie sono le iniziative dei Comuni premiati a Bologna che, speriamo, siano sempre più numerosi. Con la gratitudine che noi tutti, in Italia, dovremmo esprimere alle donne e agli uomini di Plastic Free Onlus. Chapeau per loro.

Giuseppe d’Ippolito, Website Founder