Dopo il verificarsi di sciagure che portano distruzione e morte,
la ricerca delle responsabilità va di pari passo con quella sulle
cause. E di fronte a responsabilità chiaramente attribuibili al
collasso climatico, i negazionisti eleggono invece all’unanimità i
l mondo ambientalista come responsabile.
Delle vere cause, però, neanche a parlarne
Ogni tragedia rende protagonisti anche sciacalli e avvoltoi. A queste categorie appartengono quei ladruncoli che, approfittando delle case abbandonate in fretta e incustodite, si introducono per rubare quel che trovano a portata di mano. Alcuni di loro possono anche essere capiti, anche se non giustificati, perché magari vivono situazioni di forte disagio sociale, per la povertà, per la fame. Questi gesti classificano i loro autori con il marchio dell’infamia, perché le loro vittime sono persone che stanno, a loro volta, perdendo tutto, anche la vita (se non l’hanno già persa). Ma che dire, allora, di quanti approfittano delle tragedie umane per fare profitto, per aumentare il proprio seguito, per sostenere proprie tesi, per raccogliere un effimero consenso? È quello che è accaduto con l’originale narrazione dell’alluvione in Emilia-Romagna (dove si sono contati 15 morti). Nell’Italia negazionista, in quella che va in senso opposto e contrario agli indirizzi green proposti dalla UE, in quella che individua nei valori di tutela ambientale (peraltro ora previsti nella nostra Costituzione) lacci e lacciuoli ai propri affari e ai propri personalissimi interessi (camuffati da “interesse del paese”), sono gli ambientalisti (non importa se scienziati o studenti, se singoli o associati) l’origine di tutti i mali del Belpaese. I più motivati negazionisti dell’evidenza sono iniziati a venir fuori, uno ad uno, in occasione di questa tragedia.
Ha aperto le danze Il Foglio che, dalle edicole del 16 maggio, è insorto contro due emendamenti al decreto assunzioni che prevedevano un pur modesto taglio (il 10%) ai sussidi ambientalmente dannosi. Ma era ancora il 16 maggio, nel centro-Italia la pioggia aveva appena iniziato a cadere e quindi non appariva possibile attribuire all’iniziativa parlamentare alcuna responsabilità diretta del prossimo alluvione.
Al contrario di chi, invece, ha pensato che già la sola pioggia, non ancora alluvione, potesse essere utilizzata come argomento contro i “catastrofisti ambientali”. Lo stesso giorno 16, con l’allerta rossa in corso, infatti, è La Verità (nomen omen) a titolare: Siccità secolare? No, laghi e fiumi stanno bene. La pioggia annacqua il catastrofismo. Fiumi e laghi si stanno riprendendo. Quanto si stavano riprendendo, lo si sarebbe scoperto da lì a poche ore, con la conta dei primi morti. Catastrofisti promossi, suggeriamo a La Verità di valutare il cambio del nome della testata.
Il giorno dopo, il 17, quando ormai i confini della catastrofe umana e ambientale sono chiari, è l’ineffabile Vittorio Feltri, dalle colonne di Libero ad annunziare il verbo: Meno male che c’era la siccità … Anneghiamo nelle balle dei climatologi. Dall’imperdibile racconto apprendiamo che la colpa dei climatologi è da ascrivere al fatto che il povero Feltri era stato costretto, la sera prima, ad accendere la termocoperta a letto, nonostante l’annunziato riscaldamento globale del globo terracqueo. Si consigliano ripetizioni in tema mutamenti climatici.
Arriviamo a giorno 18, tra le cronache del concerto di Springsteen a Ferrara, la notizia dell’annullamento del Gran Premio di Formula uno di Imola, i morti a quota nove e la tranquillizzante, tempestiva e attesissima notizia del Quotidiano del Sud: “I signor “NO” si mettano in pace non fare il ponte sarà difficile”. Fa il suo esordio di giornata in questa classifica Giovanni Sallusti, ancora su Libero il quale ci regala l’incitamento che tutti aspettavano: Ma andate a spalare. Gli sciacalli del clima sfilano sui morti. Curioso, vero? Anche noi stiamo parlando di sciacalli, trovate le differenze di specie. Sugli “Angeli del fango”, vi rinviamo a quanto scriviamo nell’intervento, sotto, in GREEN NEWS.
Giorno 19, morti a quota 13 con un numero indefinito di dispersi, 10mila sfollati e miliardi di danni, i negazionisti partono alla carica. Riecco Il Foglio che tuona: Ambientalismo colpevole. I danni all’ambiente causati dagli ambientalisti ideologici. L’accusa? Aver impedito lo sfregio del territorio per proteggere la fauna, preservare lo stato ecologico di una zona collinare. La sentenza tranchant è di quelle senz’appello. Al rogo, al rogo. E poi, non poteva mancare, Maurizio Belpietro da La Verità (sempre nomen omen), con un originale Anziché le opere hanno fanno le chiacchiere, che sentenzia: “Pure gli esperti lo ammettono: il clima non c’entra niente”. E, sempre da La Verità, Qui diluvia da sempre e l’ideologia verde non risolverà il problema. Ma non ci si stava, appena prima, lamentando per la siccità?
Chiudiamo (per adesso) con giorno 20, con i morti a quota 14 (il 15mo verrà trovato solo alcuni giorni dopo) e con la procura che apre un’inchiesta. È sempre l’ineffabile Vittorio Feltri su Libero che, sotto il titolo Occhio alle sparate dei finti climatologi, dopo aver informato l’Italia e il mondo della sua necessità di utilizzare la termocoperta a maggio, adesso soddisfa la trepidante attesa dei suoi lettori comunicando, urbi et orbi, che ha anche dovuto accendere i caloriferi e indossare il soprabito. Altro che riscaldamento del pianeta. A lui il Nobel per l’approfondita ricerca scientifica.
Ovviamente non sono stati solo i media (solo alcuni, per fortuna) ad aprire la caccia all’untore green e, mentre all’Europarlamento i gruppi conservatori, a trazione meloniana, e quelli sovranisti, con la presenza della Lega, votavano contro i pacchetti climatici (Fit for 55) e contro il piano verde europeo (Green New Deal), Nello Musumeci (ministro per la Protezione civile) parlava di “Integralismo ambientalista”; mentre Gilberto Pichetto Fratin (ministro per l’Ambiente) bacchettava “Certi ambientalisti che vivono al loft del ventesimo piano del grattacielo, ai quali è più facile dire no che si ”; e Maurizio Gardini (presidente di Confcooperative), rispondendo ai giornalisti: “È stata una tempesta perfetta, fatta da un insieme di elementi che vanno dall’ambientalismo all’animalismo esasperato”. Ma gli animali si sa, non possono difendersi da soli e, soprattutto, non votano, ed ecco Ettore Prandini (presidente nazionale di Coldiretti), proporre la sua personalissima diagnosi: “I fiumi esondano per colpa delle nutrie che scavano tane sotto gli argini”, subito smentito da Daniele Bassi (sindaco di Massa Lombarda dove è tracimato il Sillaro) che dalle colonne del Corriere di Bologna chiariva “La colpa non è delle nutrie ma degli istrici perché le loro tane sono più grandi e profonde di quelle delle nutrie”. Ovviamente tesi volte a rafforzare l’intervento delle doppiette, quando invece esiste la possibilità di programmare interventi di manutenzione con la posa (come fa la provincia di Cremona) di reti salva-argini inattaccabili da questi animaletti.
Ma la palma d’oro, fuori concorso, va al vincitore di questo stupidario, non solo per l’immediata reattività, ma anche per “l’originalità argomentativa” con cui si è distinto l’autore di questo tweet (peraltro proprio di colui che si trova al vertice del dicastero che avrebbe dovuto impegnarsi di più per prevenire una calamità naturale) che, appena fuori dallo stadio, giorno 16, ha scritto Cuore e impegno (e telefono che squilla di continuo) dedicati ai cittadini di Emilia e Romagna che lottano con acqua e fango. Un Milan senza cuore, grinta e idee non merita neanche un pensiero. Peccato per il Milan che, se invece avesse vinto, sarebbe stato in cima ai pensieri del cinguettante ministro, eliminando i fastidiosi pensieri di morti, feriti e sfollati, nella devastazione di una parte consistente del paese.
Gli sciacalli approfittano delle sventure altrui.
Gli avvoltoi si nutrono dei morti.
Giuseppe d’Ippolito, Website Founder