Nell’agosto del 2022 una petizione di scienziati del clima e
dell’ambiente con 220.000 cittadini portò alla sottoscrizione, il 23
settembre, da parte di tutti i partiti, di un accordo trasversale per la creazione
di un Consiglio Scientifico Clima e Ambiente a supporto delle scelte politiche.
Come avviene in molti paesi.
Qual è lo stato dell’arte a otto mesi dalle elezioni.
Andare dietro le fake news sul clima lanciate da alcuni media negazionisti equivale ormai ad affrontare le fatiche di Sisifo. Ve ne abbiamo dato un piccolo assaggio in un nostro precedente intervento sull’alluvione in Emilia Romagna (qui). C’è anche chi propone di sanzionarle penalmente. Francamente, non crediamo sia una strada da perseguire. L’alternativa è quindi, ignorarle. Anche perché un negazionista impiega cinque minuti a scrivere una o più facezie, uno scienziato, invece, deve impegnare i suoi decenni di studi per contrastarle. Non c’è proporzione e neppure giustificazione che tenga, se tutti sappiamo interpretare correttamente la realtà. Noi continuiamo a credere nell’impegno ad informare correttamente tutti i cittadini e ad essere fiduciosi nella loro intelligenza nel distinguere il pensiero della scienza dalle fantasiose banalità.
Video da Comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici (europa.eu)
Altra cosa è, invece, quando sono i decisori politici a non supportare le proprie scelte con il pensiero della scienza del clima e dell’ambiente.
Dalle recenti cronache giudiziarie apprendiamo che la linea difensiva adottata da vari ministri dei governi precedenti, presidenti del consiglio compresi, per giustificare i drammatici e invasivi provvedimenti assunti all’epoca della pandemia da Covid, è stata proprio quella di richiamare le indicazioni ricevute dal mondo della scienza. Allora, la domanda è: la situazione di collasso climatico globale che stiamo vivendo, che pur si manifesta con una progressiva gradualità temporale, differisce molto dalla emergenza pandemica, parimente globale ma concentratasi solo nel 2019-2022? Siamo convinti di no! La pandemia incontrollata avrebbe portato all’estinzione (o ad una sensibile trasformazione) del genere umano, magari in pochi anni. I mutamenti climatici incontrollati produrrebbero gli stessi effetti, magari in pochi decenni. Lo dicono anche i numeri. Nella sola Italia, oltre 190mila decessi nel periodo 2019/2022 per Covid, secondo il Ministero della Salute; oltre 50mila morti premature ogni anno, per l’esposizione eccessiva ad inquinanti atmosferici tra cui le polveri sottili (in particolare Pm2,5), gli ossidi di azoto (in particolare l’NO2) e l’ozono troposferico (O3), tutti gas climalteranti, secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente. E non conteggiamo i morti per frane, alluvioni, inondazioni, siccità, tutti come diretta conseguenza dei mutamenti climatici.
E allora, perché non viene dichiarata un’emergenza climatica? Perché la politica italiana è così sorda alle evidenze scientifiche, al netto delle varie fake news di alcuni media?
Un interessante articolo di Pasini, Reggiani e Lanchester dal titolo: “Migliorare la fiducia tra scienza del clima e politica. Un tentativo in corso di creare un organo di consulenza scientifica per migliorare la politica climatica italiana” su Nature Italy, illustra la situazione negli altri paesi. Gli autori ricordano che “Un modello ampiamente utilizzato per migliorare il dialogo è la nomina di consulenti individuali per i governi e i ministeri, come i Chief Scientific Advisers nel Regno Unito” ma evidenziano i rischi del fallimento dell’obiettivo con la sostituzione dei consulenti quando cambia il governo. Ancora, si ricorda che oltre all’European Scientific Advisory Board on Climate Change (qui), nel quale non compaiono italiani, in Germania, Francia e Regno Unito sono stati istituiti dei veri e propri comitati consultivi sulle questioni climatiche. Ancora due le criticità segnalate: quando la scelta dei rappresentanti scientifici viene fatta solo dai politici o, soprattutto, quando i politici non sono obbligati a chiedere il parere degli scienziati. Ad esempio, l’Haut Conseil pour le Climat francese non ha alcun potere di consulenza durante la preparazione dei progetti di legge, ma solo un potere di raccomandazione ex-ante o di valutazione ex-post, mentre l’Expertenrat fuer Klimafragen in Germania e il Climate Change Committee nel Regno Unito devono essere consultati dai rispettivi governi durante il processo legislativo.
E, continuano gli autori,
“Un’altra opzione è quella di avvalersi della consulenza di accademie che riuniscono i migliori scienziati del Paese e che possono fornire consulenza su richiesta, ma si tratta di un modello intrinsecamente non strutturato, perché i politici possono scegliere se chiedere o meno la loro consulenza.
La terza opzione è la creazione di un corpo specifico di scienziati che dialoghi istituzionalmente con la politica e che possa garantire la competenza, la responsabilità, l’indipendenza e l’efficacia dei contributi scientifici, promuovendo allo stesso tempo la stabilità delle azioni politiche legate al clima.”
In Italia, nell’agosto 2022, nell’approssimarsi delle elezioni politiche, la Società Italiana per le Scienze del Clima avviò una petizione, sottoscritta da un gruppo di scienziati del clima e dell’ambiente e da oltre 220.000 cittadini italiani per lanciare un progetto chiamato Scegliamo il Futuro (qui) finalizzato alla creazione di un nuovo rapporto istituzionale per la collaborazione tra scienza e politica sulla crisi climatica e ambientale. Successivamente, il 23 settembre, è stato firmato, da tutti i partiti, un accordo trasversale (qui) per istituire per legge un Consiglio Scientifico Clima e Ambiente (CSCA) all’inizio della nuova legislatura. Ma, ad oggi, non se ne sa ancora molto, nonostante gli eventi drammatici succedutisi in Italia e la circostanza che, tra i partiti firmatari, figurino anche quelli che, vincendo le elezioni, sono andati a formare il nuovo governo.
Intanto, il comitato La Scienza al Voto non demorde e ha istituito un panel giuridico per studiare il modo migliore per incorporare questo CSCA nelle istituzioni della Repubblica italiana, continuando a raccogliere adesioni.
Noi sosteniamo con forza questa idea, convinti come siamo della necessità di un dialogo trasversale tra scienza del clima e politica. Concludono gli autori dell’articolo citato: “La consulenza scientifica può avere un ruolo decisivo nella democrazia, una volta scelto un paradigma che ne garantisca l’indipendenza, la trasversalità e l’efficacia. Speriamo che questo faccia capire ai politici e ai cittadini di qualsiasi orientamento che l’accettazione dei fatti scientifici non stravolgerà le loro idee politiche, ma le renderà attuabili nel nostro mondo in continua evoluzione”.
Adesso, però, sia la politica a battere un colpo.
Giuseppe d’Ippolito, Website Founder