Per contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità,
una nuova normativa impone alle imprese di garantire che i prodotti
venduti nell’UE non siano all’origine di deforestazione. Le foreste
sono risorse cruciali per affrontare gli obiettivi di sviluppo sostenibile
legati alla produzione sostenibile e al consumo, alla riduzione della
povertà, alla sicurezza alimentare, alla conservazione della biodiversità
e al cambiamento climatico

Entra in vigore oggi (29 giugno) una nuova legge che il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva. Si prevede che le aziende potranno vendere nell’UE solo i prodotti il cui fornitore abbia rilasciato una dichiarazione di “diligenza dovuta” (due diligence in inglese) che attesti che il prodotto non proviene da terreni deforestati e non ha contribuito al degrado di foreste, comprese le foreste primarie insostituibili, dopo il 31 dicembre 2020.

La legge (Regolamento n.2023/115, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea n.150 del 9 giugno 2023 e immediatamente applicabile nei paesi membri –qui-) mira a combattere il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità prevenendo la deforestazione legata al consumo nell’UE di prodotti derivati da bestiame, cacao, caffè, olio di palma, soia, legno, gomma, carbone e carta stampata.

Come richiesto dal Parlamento, le imprese dovranno inoltre verificare che tali prodotti siano conformi alla legislazione pertinente del paese di produzione, anche in materia di diritti umani, e che i diritti delle popolazioni indigene interessate siano stati rispettati. Il regolamento è stato approvato con 552 voti favorevoli, 44 voti contrari e 43 astensioni. Tra i prodotti interessati dalla nuova normativa vi sono capi di bestiame, cacao, caffè, olio di palma, soia e legno, compresi i prodotti che contengono, sono stati alimentati con, o sono stati prodotti utilizzando questi prodotti (ad esempio cuoio, cioccolato e mobili), come da proposta originale della Commissione (qui). Durante i negoziati, i deputati sono riusciti a far includere anche gomma, carbone, prodotti di carta stampata e una serie di derivati dell’olio di palma. Su richiesta del PE è stata inoltre ampliata la definizione di degrado forestale, che include ora la conversione delle foreste primarie o rigenerate naturalmente in piantagioni forestali o in altri terreni boschivi.

La Commissione classificherà i paesi, o parti di essi, come a basso rischio, rischio standard o alto rischio sulla base di una valutazione obiettiva e trasparente entro 18 mesi dall’entrata in vigore del nuovo regolamento. Per i prodotti provenienti da paesi a basso rischio è prevista una procedura di diligenza dovuta semplificata. La percentuale dei controlli sugli operatori è in funzione del livello di rischio del paese: 9% per i paesi ad alto rischio, 3% per i paesi a rischio standard e 1% per i paesi a basso rischio.

Le autorità competenti dell’UE avranno accesso alle informazioni fornite dalle società, come ad esempio le coordinate di geolocalizzazione. Effettueranno inoltre controlli con strumenti di monitoraggio via satellite e analisi del DNA per verificare la provenienza dei prodotti.
Le sanzioni in caso di violazione delle nuove regole prevedono un’ammenda massima pari ad almeno il 4% del fatturato annuo totale nell’UE dell’operatore o commerciante.

Dopo la votazione, il relatore Christophe Hansen (PPE, LU) ha dichiarato: “Fino ad oggi, gli scaffali dei nostri supermercati si sono troppo spesso riempiti di prodotti coperti dalle ceneri di foreste pluviali bruciate ed ecosistemi distrutti in modo irreversibile, con la conseguente distruzione dei mezzi di sussistenza delle popolazioni indigene. Troppo spesso, ciò è accaduto senza che i consumatori lo sapessero. D’ora in poi, e la cosa mi solleva, i consumatori europei avranno la certezza di non essere più complici inconsapevoli della deforestazione quando mangiano una barretta di cioccolato o sorseggiano un meritato caffè. La nuova legge non è solo fondamentale per contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, ma dovrebbe anche consentirci di uscire dall’attuale impasse che ci impedisce di approfondire le relazioni commerciali con paesi che condividono i nostri valori e le nostre ambizioni ambientali.

Secondo una stima dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) [qui], tra il 1990 e il 2020, 420 milioni di ettari di foreste — un’area più grande dell’UE — sarebbero stati convertiti da foreste in terreni per uso agricolo. I consumi dell’UE sono responsabili di circa il 10% di questa deforestazione globale (v. qui). Olio di palma e soia sono responsabili per oltre due terzi della deforestazione.

Nell’ottobre 2020, avvalendosi della sua prerogativa prevista dai trattati, il Parlamento ha chiesto alla Commissione di presentare una proposta legislativa per porre fine alla deforestazione globale causata dall’UE. L’accordo con i paesi dell’UE (qui) sulla nuova legge è stato raggiunto il 6 dicembre 2022.
Adottando questa legislazione, il Parlamento europeo risponde alle aspettative dei cittadini riguardo all’applicazione di una gestione forestale responsabile per proteggere e ripristinare la biodiversità, come peraltro è affermato nella nostra Costituzione.
Per fortuna, l’Europa c’è.

Federica Rochira, Website Founder

 

Aggiornamento sul voto per  la Nature Restoration Law (27 giugno)

Non sempre, però, dall’Europa giungono buone notizie. Nell’intervento precedente avevamo parlato della Nature Restoration Law (qui) e del superamento della mozione di rigetto in Commissione Ambiente. Il 27 c’è stato un nuovo voto ed ecco come è andata, nella cronaca di euronews.com, ricordando che in Commissione l’Italia aveva già votato contro la legge.

La legge sul ripristino della natura bloccata dalla commissione Ambiente del Parlamento europeo
“Ancora un pareggio, 44-44 nel voto sulla proposta modificata. Ora l’Eurocamera voterà in seduta plenaria il respingimento della legge. Potrebbe essere un pareggio a sancire la prima sconfitta del Green Deal al Parlamento europeo. La legge sul ripristino della natura è infatti a un passo dalla bocciatura definitiva. Il testo emendato non ha superato il voto nella commissione Ambiente dell’emiciclo comunitario, finito in parità 44-44. L’annuncio del risultato ha suscitato un misto di applausi e fischi all’interno dell’aula, rispecchiando la netta divisione fra gli eurodeputati sul tema. Ora l’Eurocamera nel suo complesso dovrà decidere, probabilmente già nella sessione plenaria di luglio, se respingere la proposta in toto.
È la prima volta che la commissione Ambiente (Envi) del parlamento europeo respinge un elemento del Green Deal, il pacchetto di misure pensato per raggiungere la neutralità climatica nell’Ue entro il 2050. In precedenza altre due commissioni competenti, Agricoltura (Agri) e Pesca (Pech), avevano bocciato il testo.”

F.R.