In un webinar previsto per il prossimo 13 luglio, promosso
da CSQA in collaborazione con ACU, verrà presentata la
Prassi di Riferimento (PdR) UNI 57/2019 proposta anche
dalla stessa ACU. Spieghiamo come è nata l’iniziativa
dell’Associazione Consumatori Utenti, le finalità, gli obiettivi
e gli sviluppi futuri delle relazioni consumatori/imprese.
In pratica, il futuro del consumerismo italiano
Negli anni Ottanta, quando fondammo l’ACU (Associazione Consumatori Utenti) – allora con il nome di Agrisalus -, una delle principali motivazioni che ci spinse ad associarci fu l’idea di conciliare il mondo della produzione (principalmente quella agroalimentare) con quello del consumo. La velocità con cui si era imposta la società dei consumi nei due decenni precedenti e la distanza che sembrava ormai incolmabile tra la natura e ciò che consumavamo, innanzitutto per gli alimenti, fu per noi la molla per cercare di trovare una “via del consumo” diversa, non imposta dalla pubblicità, consapevole (perché dovevamo sapere e conoscere quello che consumavamo) e giusta (perché la relazione tra costo di produzione, prezzo di vendita e reddito dei consumatori e dei produttori doveva trovare un equilibrio).
Oggi possiamo dire che ACU si è avviata a realizzare concretamente quello che sembrava un’utopia del consumo. Con la realizzazione delle “Linee guida per prodotti alimentari e bevande senza additivi”, prassi di riferimento UNI/PdR 57/2019, siamo in grado di proporre, da consumatori, gli strumenti di produzione all’impresa, di offrire delle modalità per il controllo agli organismi terzi, di fornire le buone pratiche per avere degli imballaggi idonei.
Nella sigla di definizione (PdR, cioé Prassi di Riferimento), nella sigla dell’ente che l’ha prodotta (UNI, l’Ente di Normazione italiano che elabora norme tecniche in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario – esclusi solo elettrico ed elettrotecnico- e che attesta che determinati aspetti sono conformi ai protocolli di qualità e sicurezza), nell’anno di pubblicazione della norma (2019), in tutti questi piccoli aspetti sono concentrati i significati del lavoro e degli sforzi attraverso cui la nostra associazione è riuscita a superare lo schema, per cui le associazioni tutelano i consumatori quando un prodotto o un servizio arrivano ad essere utilizzati; schema diventato ormai obsoleto e che per noi non è mai stato valido.
Spesso, alla fine del sistema produttivo, il danno è già stato prodotto e parlo non solo dei possibili danni ambientali, ma di quelli che verranno incorporati nel prodotto o nel servizio forniti e che noi consumeremo, spesso inconsapevolmente. La stessa distanza tra l’anno di pubblicazione della Prassi ed oggi, allorquando ci avviamo a diffonderla, dovrebbe farci riflettere sulle difficoltà che incontriamo nell’esercitare il ruolo attivo di diffusori di pratiche trasparenti che consentano di consumare, ad esempio, cibi e bevande per come derivano dai prodotti di origine.
Come recita la sintesi di presentazione di UNI/PdR 57:2019: “La prassi di riferimento definisce i requisiti per la produzione di alimenti e bevande privi di additivi destinati alla vendita … delinea un metodo di prova per determinarne la presenza, definisce un modello di valutazione di conformità di terza parte, fornisce le buone pratiche sull’utilizzo degli imballaggi destinati al loro condizionamento”. Oggi non è possibile, per chiunque voglia alimentarsi in modo “naturale”, limitarsi a dare per buone le parole dei produttori senza che esse siano certificate da un ente terzo perché non è possibile per i consumatori avere tutte quelle informazioni che permettevano in altre epoche storiche di sapere quello che si mangiava o beveva.
Oggi il dislivello di informazione tra chi produce e chi consuma è troppo grande per essere colmato e la maggior parte dei prodotti, anche quando non è coperta da brevetto o copyright, risulta sconosciuta alla massa dei consumatori. Per sapere cosa mangiamo dobbiamo leggere le etichette, scritte in caratteri che a me rendono indispensabile un cambio di occhiali mentre faccio la spesa, sapere dove è avvenuta la produzione, fino a che giorno è consentita la vendita (l’unica cosa che tutti leggono è la data di scadenza di un prodotto). Per questo ci siamo preoccupati di mettere a disposizione di chi produce un metodo che sintetizza i nostri bisogni e i nostri timori, che permetta di superare le barriere di diffidenza e di capire realmente se un prodotto sia quello che pretende di essere. Pensiamo che il nostro piccolo contributo possa servire a cambiare la vita a milioni di persone che manifestano allergie e intolleranze verso le più diverse sostanze chimiche (naturali o artificiali che siano).
Quarant’anni fa non pensavamo di arrivare fin qui: durare tanto, arrivare a codificare i comportamenti per permetterne la riproducibilità, tracciare i percorsi che portano dalle materie prime al prodotto che consumiamo e permettere a tutti di fare come fa Pollicino nella fiaba: seguire i sassolini lasciati sul percorso per arrivare alla “libertà”. Perché per un consumatore consapevole la libertà non è quella di consumare quello che vuole, quando e come vuole, ma è conoscere quello che si consuma e farlo quando si può e si vuole (perché su di un pianeta finito non può esistere un consumo infinito, anche riciclando sempre tutto); per farlo, per permetterci di mangiare sapendo che qualcosa non sia stata controllata solo dal produttore, abbiamo predisposto una pratica di produzione e l’abbiamo messa a disposizione di un ente di certificazione per diffonderla.
Come dice il nostro Presidente Gianni Cavinato:
“E’ la prima volta in assoluto che una Associazione di Consumatori elabora e propone a tutto il mercato italiano, europeo e mondiale uno standard produttivo saldamente ancorato alla tutela della salute delle cittadine e dei cittadini di ogni età.”
Ci avvarremo del più grande organismo di certificazione agroalimentare della UE, organismo a capitale misto dove un’amministrazione pubblica esercita un diritto maggioritario. Per arrivare a questi risultati è servita tutta la nostra esperienza, maturata nel settore pubblico e privato, nei sistemi di certificazione e nell’accreditamento. Siamo orgogliosi del risultato ma sappiamo che siamo solo all’inizio di un percorso: guardiamo lontano e non abbiamo paura delle difficoltà, perché la nostra è una breccia aperta nel muro dell’autoreferenzialità che spesso alimenta il sistema produttivo.
Pensiamo di rappresentare l’inizio di un nuovo capitolo per il consumerismo e di avviare la formazione e l’informazione per produttori, consumatori, certificatori con il prossimo webinar del 13 luglio 2023.
Gianfranco Laccone, agronomo, presidenza nazionale ACU Associazione Consumatori Utenti
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