Sono necessarie politiche per ridurre le emissioni delle città.
L’afferma un nuovo studio appena pubblicato. Esaminati gli
apporti inquinanti di PM2,5 e NO2 in 857 città europee,
tra cui alcune italiane. I risultati hanno implicazioni dirette
per la politica e per le gestioni delle città, grandi e piccole.
L’inquinamento atmosferico è un principale rischio ambientale globale per la salute e il benessere. L’inquinamento atmosferico è stato associato a vari effetti avversi sulla salute, tra cui lo sviluppo e l’aggravamento di malattie cardiovascolari e respiratorie, cancro, declino cognitivo, disturbi di salute mentale, esiti avversi alla nascita e mortalità prematura. Pochi giorni fa è stato pubblicato su The Lancet Public Health un nuovo studio dal titolo “Contributi territoriali e settoriali delle emissioni all’inquinamento atmosferico e alla mortalità nelle città europee: una valutazione dell’impatto sulla salute” (lo trovate qui).
Sono stati stimati gli apporti spaziali e settoriali delle emissioni, all’inquinamento atmosferico e valutati gli effetti delle riduzioni delle emissioni di inquinanti specifiche alla fonte (PM 2,5 e NO2), sulla mortalità in 857 città europee per sostenere azioni mirate specifiche alla fonte per affrontare l’inquinamento atmosferico e promuovere la salute della popolazione.
Credits:The Lancet Public Health. Contributi a PM2·5 mortalità per le città con il più alto PM relativo2·5 effetti sulla salute (A) e a NO2 mortalità per le città con il più alto NO relativo2 effetti sulla salute (B). In ogni pannello, le città sono elencate nell’ordine degli effetti più alti agli effetti più bassi sulla mortalità per cause naturali (o non accidentali) associate all’inquinamento atmosferico, da sinistra a destra e dall’alto verso il basso, come riportato in precedenza. Argenteuil e Bezons sono state definite come un’unica città nel nostro set di dati.
Sono stati valutati gli apporti provenienti da trasporti, industria, energia, residenziale, agricoltura, navigazione e aviazione, altre fonti naturali ed esterne. Per ogni città e settore, sono stati considerati tre livelli spaziali: apporti dalla stessa città, dal resto del paese e transfrontalieri. Gli effetti della mortalità sono stati stimati per le popolazioni adulte (cioè >20 anni) seguendo metodi standard di valutazione comparativa del rischio per calcolare la mortalità annuale prevenibile sulla base di riduzioni spaziali e settoriali del PM2,5 e NO2.
Credits:The Lancet Public Health. Contributi a PM2·5 mortalità (A) e NO2 mortalità (B) per capitali europee selezionate.
I risultati descrivono la graduatoria dell’emissioni maggiormente nocive per ogni città, registrando una forte variabilità nei contributi spaziali e settoriali tra le città europee (si vedano le tabelle in questa pagina, tratte tutte dallo studio pubblicato su The Lancet Public Health, in cui compaiono città italiane). Per i PM2,5, i principali fattori che hanno contribuito alla mortalità sono stati i settori residenziale (contributo medio del 22,7%) e agricolo (18,0%), seguiti dall’industria (13,8%), dai trasporti (13,5%), dall’energia (10,0%) e dalla navigazione (5,5%) Per il NO2, il principale contributo alla mortalità è stato il trasporto (48,5%), con contributi aggiuntivi dall’industria (15,0%), dall’energia (14,7%), dal residenziale (10,3% ) e dal trasporto marittimo (9,7%). Il contributo medio della città alla propria mortalità per inquinamento atmosferico è stato del 13,5% per PM2,5 e 34,4% per NO2, e il contributo è aumentato tra le città di maggiore area (22,3% per PM2,5 e 52,2% per NO2) e tra le capitali europee (29,9% per PM2,5 e 62,7% per NO2).
A questo punto sarà bene ricordare che i PM2,5, altrimenti noti come particolato atmosferico o polveri sottili, sono particelle atmosferiche solide e liquide sospese nell’aria e nell’ambiente. Il termine PM2,5 identifica le particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 2,5 µm, una frazione di dimensioni aerodinamiche minori dei più noti PM10. Le polveri sottili sono, in genere, di origine antropica, ad esempio fuliggine, processi di combustione come i motori a scoppio delle auto, combustione del legno, industrie, attività agricole e zootecniche. Data la dimensione estremamente ridotta dei PM2,5. Essi sono capaci di penetrare in profondità nel sistema respiratorio umano, raggiungendo non solo la trachea e le vie respiratorie superiori, quale è il caso del PM10, ma anche gli alveoli polmonari. L’esposizione al PM2. 5 incide fortemente sull’aspettativa di vita.
Il NO2, cioè il biossido di azoto, è un gas di colore bruno-rossastro, poco solubile in acqua, tossico, dall’odore forte e pungente e con forte potere irritante. Esso si forma in massima parte in atmosfera per ossidazione del monossido (NO), inquinante principale che si forma nei processi di combustione. Le emissioni da fonti antropiche derivano sia da processi di combustione (centrali termoelettriche, riscaldamento, traffico), che da processi produttivi senza combustione (produzione di acido nitrico, fertilizzanti azotati, ecc.). È un gas irritante per l’apparato respiratorio e per gli occhi che può causare bronchiti fino anche a edemi polmonari e decesso. Contribuisce alla formazione dello smog fotochimico, come precursore dell’ozono troposferico, e contribuisce, trasformandosi in acido nitrico, al fenomeno delle “piogge acide“.
Lo studio pubblicato su The Lancet Public Health indica che, per i PM2,5, i principali fattori settoriali che hanno contribuito alla mortalità prematura sono stati i settori residenziale e agricolo, seguiti dall’industria, dai trasporti, dall’energia e dal trasporto marittimo. Il Per NO2, il principale contributo settoriale alla mortalità prematura è stato rappresentato dai trasporti, con sostanziali contributi supplementari da parte dei settori industriale, energetico, residenziale e marittimo. E così conclude “I nostri risultati hanno implicazioni dirette per la politica. Data la forte variabilità nel contributo di ciascuna città all’inquinamento atmosferico e alla mortalità, sono necessari piani locali per la qualità dell’aria a livello cittadino per tenere conto e indirizzare queste specificità. I nostri risultati suggeriscono che i contributi delle città al proprio inquinamento atmosferico e alla mortalità sono più importanti per le grandi e le capitali che per le piccole città. Sebbene i contributi delle città potrebbero non sembrare elevati, le città non sono entità isolate e le emissioni cittadine, in particolare per PM2,5, rischiano di disperdersi dalle loro origini, influenzando le città vicine e le concentrazioni regionali di inquinanti. Pertanto, sono necessarie politiche per ridurre le emissioni delle città.”
Federica Rochira, Website Founder