Tutelare la salute e varare un Piano sanitario di base
sarebbe un passo verso la difesa dell’ambiente e la
lotta al cambiamento climatico che realizzerebbe
anche un contenimento dei costi della sanità,
necessario per sanare i debiti

Si avvicina il momento dei conti di fine anno e si susseguono in tutti i Paesi comunitari le voci e le indiscrezioni sui contenuti dei documenti finanziari di ciascuno Stato. In Italia la situazione economica si confronta con un debito sovradimensionato (da ridurre), con redditi bassi che possono contribuire scarsamente alla sua riduzione e con una realizzazione limitata ed incompleta degli obiettivi dell’Agenda 2030 di cui si parla poco e sembra non interessino più a nessuno.

Soprattutto si è diffusa l’idea che la lotta contro il cambiamento climatico e il raggiungimento degli obiettivi economici siano in conflitto tra loro. Se guardiamo le proposte governative, nessuna privilegia gli aspetti ambientali, soprattutto per i servizi e per la lotta all’inflazione. In quest’ultimo caso sarebbe necessario che chi ha accumulato profitti negli ultimi anni, li reimmettesse nel circuito in forme varie ma tendenti a contenere l’erosione dei redditi da lavoro, per evitare che il mercato interno (che vive sui consumi generati dagli acquisti delle famiglie) resti bloccato.

Ma chi potrebbe farlo, non ha nessuna intenzione e si lamenta più di coloro che, vivendo di redditi fissi, devono barcamenarsi per far quadrare il bilancio familiare. Diceva mio nonno: “è più facile far saltare il pranzo a chi mangia una sola volta al giorno che toglierne uno a chi mangia cinque volte al giorno”. Così risultano senza grande significato i timidi tentativi di riequilibrio governativi di tassare le plusvalenze, fatti più che altro per salvare le apparenze verso l’elettorato nazionalpopolare, e le integrazioni per i redditi bassi che si riducono ad un pieno di benzina.

Nel tourbillon di proposte manca totalmente la voce sanitaria, se si esclude la chiamata al vaccino, doverosa in una situazione in cui il Covid è scomparso solo per decreto e un ulteriore malaugurato periodo di quarantena significherebbe il tracollo, con la recessione già interna al sistema economico dell’euro.

Eppure, tutelare la salute e varare un Piano sanitario di base sarebbe un passo verso la difesa dell’ambiente e la lotta al cambiamento climatico che realizzerebbe anche un contenimento dei costi della sanità, necessario per sanare i debiti.  Apparentemente così distanti, i temi sono accomunati dalla medesima sorte nel sistema economico di mercato: bollati come situazioni in cui si realizza il cosiddetto “fallimento del mercato” perché i loro costi sarebbero progressivamente così crescenti da essere insostenibili per qualunque economia. Ogni tentativo sino ad ora realizzato per renderne efficace l’investimento e conveniente la loro realizzazione si è scontrato con effetti collaterali indesiderati per i mercati, salvo alcune nicchie molto redditizie.

Una ragione evidente è la distanza temporale tra un intervento di prevenzione, i cui risultati maturano dopo qualche anno, ed un risanamento forzato, aumentando le tariffe o riducendo la platea degli aventi diritto all’assistenza pubblica, che produce effetti immediati. In questo spazio si inserisce la nostra idea, di un Piano reticolare diffuso, dai costi limitati, in grado di fornire un controllo di base capillare, con strutture di quartiere, ed una informazione/formazione su come migliorare la tenuta dei nostri polmoni, la nostra alimentazione, il nostro stile di vita.

 

Curare con interventi di prevenzione i milioni di individui affetti da malattie polmonari, attraverso la riduzione dell’inquinamento, sarebbe conveniente a tutto il Paese, se il sistema sanitario non vivesse sui brevetti e sulla “creazione dei mercati”. Perché è più conveniente creare dal nulla un nuovo mercato (per esempio, gli interventi di cosmesi) che far respirare a tutti un’aria più decente, migliorando il trasporto pubblico e riducendo quello privato. Non a caso nel settore sanitario in Italia vengono favorite strutture private che integrano e poi un po’ alla volta sostituiscono quelle pubbliche e, per il trasporto, si è scelta la regalia del pieno di benzina (che non migliorerà la condizione dell’aria) sostitutiva della riduzione drastica del costo del biglietto con l’incremento dei mezzi pubblici.

 

Gianfranco Laccone, agronomo, presidenza nazionale ACU Associazione Consumatori Utenti

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