La rivoluzione green per l’energia, domestica e industriale,
è alle porte. Dopo il via libera dell’UE, è stato firmato e
trasmesso alla Corte dei Conti a fine 2023 il decreto
ministeriale che consentirà finalmente, dopo la
pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, alle
Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) di
diventare una realtà diffusa nel Paese, portando
benefici ambientali, economici e sociali, riducendo
i costi energetici e assestando un colpo alla povertà energetica
Sviluppando le fonti rinnovabili e rendendo finalmente cittadini e imprese protagonisti del futuro energetico nazionale, le Comunità Energetiche Rinnovabili, saranno veramente una rivoluzione green in questo Paese. Infatti, ciascun fruitore di energia elettrica potrà contribuire alla produzione di energia rinnovabile, e averne i benefici economici derivanti dall’autoproduzione e dall’autoconsumo, pur non disponendo direttamente degli spazi necessari alla realizzazione degli impianti rinnovabili.
Ancora una volta bisogna ringraziare la lungimiranza della programmazione dell’Europa che, nel 2016, ha approvato il Clean energy package che le ha previste e, in Italia, le CER nascono nella 18ma legislatura parlamentare (2018-2022) con due importanti provvedimenti: il decreto cosiddetto Milleproroghe 2020 – legge 28 febbraio 2020 n.8 e il recepimento della direttiva Red II con il decreto legislativo 8 novembre 2021 n.199. Si sono poi attesi due anni per avere il decreto attuativo che, a fine novembre 2023, è stato approvato dalla Commissione europea che ai sensi delle norme dell’UE in materia di aiuti di Stato. Adesso semplici cittadini, enti locali, piccole e medie imprese, associazioni, condomini, enti del terzo settore, cooperative ed enti religiosi saranno gli attori principali di questa rivoluzione energetica dal basso, fondamentale per procedere sulla via della transizione ecologica, realizzare gli obiettivi di decarbonizzazione fissati al 2030 e combattere la crisi climatica. “I benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili, quali ad esempio il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e le biomasse. Per le CER, i destinatari del provvedimento possono essere gruppi di cittadini, condomìni, piccole e medie imprese, ma anche enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi. La potenza dei singoli impianti non può superare il Megawatt. Passaggio iniziale per la realizzazione di una CER, dopo l’individuazione dell’area interessata alla costruzione dell’impianto e della cabina primaria, è l’atto costitutivo del sodalizio, che dovrà avere come oggetto sociale prevalente i benefici ambientali, economici e sociali”, specifica il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (MASE).
Quali sono i benefici diretti? Essenzialmente due: una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa ed un contributo a fondo perduto.
L’incentivo in tariffa sull’energia condivisa è rivolto a tutto il territorio nazionale, dal piccolo Comune alla città metropolitana, e consente un notevole risparmio energetico per i soggetti della comunità che si definiscono prosumer, cioè gli auto-produttori di energia, mentre i consumer sono coloro che la utilizzano (N.B. si può essere prosumer e consumer allo stesso tempo). Possono accedervi, quindi, le CER, i sistemi di autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili ed i sistemi di autoconsumo individuali di energia rinnovabile a distanza che utilizzano la rete elettrica di distribuzione. La potenza massima agevolabile è pari a 5 gigawatt complessivi entro il 31 dicembre 2027 e l’incentivo viene erogato per vent’anni. L’erogazione dell’incentivo sarà di competenza del Gestore dei servizi energetici (GSE), che inoltre valuterà i requisiti di accesso e potrà anche eventualmente verificare l’ammissibilità in via preliminare, su istanza dei soggetti interessati. Il surplus di energia prodotto, rispetto al consumo individuale o collettivo, potrà essere venduto attraverso l’immissione in rete o conservato in sistemi di accumulo.
Il contributo a fondo perduto riguarda le CER realizzate nei Comuni sotto i cinquemila abitanti, fino al 40% dei costi ammissibili in relazione all’investimento effettuato per realizzare un nuovo impianto o per potenziarne uno esistente. Questa misura è finanziata con 2,2 miliardi di euro del PNRR e la potenza agevolabile è di almeno 2 gigawatt fino al 30 giugno 2026. A determinate condizioni, il contributo a fondo perduto potrà esser cumulato con la tariffa incentivante.
I benefici indiretti sono, invece, diversi:
1) Ridurre l’inquinamento e raggiungere la neutralità climatica
2) Tutelare la salute
3) Raggiungere l’autonomia energetica per famiglie e imprese
4) Ridurre i costi in bolletta
5) Creare nuovi posti di lavoro
6) Favorire il senso di comunità
7) Valorizzare la condivisione e l’equità sociale
8) Utilizzare tecnologie sostenibili disponibili in loco
9) Raggiungere l’equilibrio nel bilancio energetico (demande response)
10) Raggiungere gli obiettivi del PNRR.
Non posso che augurarmi che un così importante strumento, trovi la massima accoglienza da parte di cittadini e imprese, per partecipare da protagonisti a questa rivoluzione energetica green, nell’interesse di tutti e, soprattutto, dell’Ambiente.
P.S. Per qualsiasi informazione a riguardo, scrivetemi pure utilizzando la voce CONTATTI dal menu in alto.
P.P.S. Cosa sono le CER in pillole, a cura del MASE, qui.
Giuseppe d’Ippolito