Martedì 6 febbraio è stato ucciso nella Val di Sole in Trentino, l’orso M90
in esecuzione immediata dell’ordine impartito dal presidente della provincia
di Trento Maurizio Fugatti. L’orso dotato del radiocollare e delle marche
auricolari era un giovane esemplare di due anni e mezzo ed è stato ritenuto
colpevole, in un giudizio immediato e senza appello, di aver seguito una
coppia di fidanzati lungo un sentiero nei boschi, avvicinandosi loro fino
a una decina di metri per poi allontanarsi senza alcun tentativo di
aggressione e senza creare alcuna situazione di pericolo.
La condanna a morte è stata eseguita, ne dà notizia il giustiziere a soppressione avvenuta. È andata proprio così, nessun avviso preliminare, nessuna pubblicità all’azione amministrativa e l’esecuzione è avvenuta appena firmata l’ordinanza di abbattimento. Evitati i fastidiosi interventi di Tar, Consiglio di Stato, Ministero dell’Ambiente, ambientalisti, animalisti, opinione pubblica. Evitate pure le “pene alternative” quali la cattura e il confinamento in aree chiuse: morte doveva essere e morte è stata. Il condannato era un giovane essere vivente, appartenente alla famiglia di mammiferi degli ursidi e al sottordine dei caniformi, colpevole di aver fatto quello che tutti gli orsi bruni fanno, cercano cibo, si muovono all’interno di centinaia di chilometri quadrati, cercano rifugi sicuri, cercano un compagno o una compagna, procreano e si interessano a chi attraversa i loro habitat naturali o li occupa distruggendoli, in due parole: colpevole di vivere ed esistere.
Gli orsi sono parte integrante degli ecosistemi e la loro conservazione è fondamentale per la biodiversità e l’equilibrio naturale. Si nutrono di una vasta gamma di animali, tra cui pesci, roditori, ungulati e insetti. Questo contribuisce a mantenere l’equilibrio tra le specie nell’ecosistema. Attraverso le loro attività di scavo e deposizione di escrementi e resti alimentari, gli orsi fertilizzano i suoli, favorendo la produttività delle piante e arricchendo le acque. Sono anche delle sentinelle che ci aiutano a valutare la sostenibilità ambientale e a prendere misure per la conservazione della natura perché fungono da indicatori preziosi per valutare la salute dell’ambiente. La presenza o l’assenza di orsi in un’area può riflettere la qualità dell’habitat. Se gli orsi sono presenti, significa che l’ambiente offre risorse sufficienti come cibo, acqua e riparo. Al contrario, la loro assenza potrebbe indicare problemi ambientali o degrado dell’ecosistema. Sono sensibili agli inquinanti come i pesticidi, i metalli pesanti e i composti chimici. Monitorando la salute degli orsi, possiamo rilevare eventuali contaminazioni ambientali e prendere misure correttive. Nonostante tutto ciò, invece di preoccuparci di trovare forme di convivenza se non proprio di coabitazione, come avviene in altre parti del mondo (e anche in Italia) preferiamo ridurre i confini dei loro spazi vitali e, se superati, di abbatterli.
Ma è forse questa la contraddizione più grande che viviamo da qualche secolo a questa parte: l’uomo, insieme agli altri viventi sulla Terra (animali e vegetali), è uno dei principali protagonisti degli ecosistemi che gli garantiscono la sopravvivenza ma è, allo stesso tempo, il più potente agente distruttore di tutti quegli elementi che concorrono a sostenere la sua vita. Dimenticando che ogni proposito rivolto alla protezione dell’umanità dai fattori di rischio d’estinzione, deve essere necessariamente coniugato con l’attenzione per le tematiche ambientali, nonché con la consapevole interpretazione delle modalità con cui l’uomo si deve relazionare con l’ambiente circostante e con la salvaguardia della sua integrità.
“Accostarsi alla natura con stupore e meraviglia e con il linguaggio della fraternità e della bellezza, non con quello del dominatore, dello sfruttatore o del consumatore”, dice Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato sì”. “Ma riesce così difficile capire che, se oggi scomparissero le api o altri insetti impollinatori, non ci sarebbe più alcun futuro per nessun vivente?”, scrive più laicamente su La Stampa, Mario Tozzi.
Ma la contraddizione non sembra voler cessare: alla tutela dell’ambiente e degli ecosistemi abbiamo dato in Parlamento, anche se solo recentemente, addirittura copertura costituzionale ma d’altra parte qualcuno in quelle stesse aule chiede un ampliamento delle norme sulla caccia e si propone di tornare a sparare ai lupi. E l’ambiente naturale viene sempre più ridotto per dare spazio alla sottrazione delle risorse idriche, all’agricoltura invasiva, all’urbanizzazione selvaggia e al consumo di suolo (con le altre conseguenze che ben abbiamo imparato a conoscere).
E neppure l’imperante supremazia dello sviluppo economico è gestita in un corretto rapporto con l’ambiente naturale. Si era appena nel 2017 quando due ricercatori proprio dell’Università di Trento, Marco Ciolli e Clara Tattoni, scrivevano: “L’orso bruno è un animale carismatico, che viene associato all’idea di ambiente “incontaminato” e natura selvaggia. In Trentino vive l’unica popolazione alpina italiana, costituita da circa 50 orsi; quindi, quando si parla di orsi nelle Alpi, si parla automaticamente del Trentino e della sua immagine. Questa peculiarità ci ha spinti a interrogarci su quanto la trasmissione di documentari e notizie sugli orsi possa aumentare la visibilità della provincia di Trento attraverso una pubblicità indiretta. Il valore di questo tipo di pubblicità legata all’orso supera di gran lunga la spesa per rimborsare i danni che occasionalmente questa specie provoca all’apicoltura e all’allevamento. La trasmissione del solo documentario della BBC “Predators in your backyard” ha un valore pubblicitario equivalente a circa 2 milioni di euro, paragonabile a quanto spende il Trentino per una delle sue campagne di promozione territoriale. Pubblicità indiretta viene fornita anche dalle apparizioni in telegiornali e notiziari e la pubblicità indiretta è molto importante per la promozione di una destinazione turistica; se non fosse così il Trentino non investirebbe circa un milione di euro l’anno per essere la location di film, documentari e serie TV. I documentari sull’orso non hanno mai ricevuto nessun finanziamento pubblico; quindi, possiamo affermare che gli orsi forniscono un’enorme visibilità gratuitamente”.
Una visibilità che lo stesso Trentino, per opera del suo presidente eletto, sta provvedendo rapidamente ad oscurare.
Giuseppe d’Ippolito