Sapessi com’è strano
sentirsi innamorati a Milano a Milano.
Senza fiori senza verde senza cielo senza niente.
Fra la gente tanta gente.
Sapessi com’è strano
darsi appuntamento a Milano a Milano.
In un grande magazzino in piazza o in galleria
che pazzia che pazzia,
eppure in questo posto impossibile
tu mi hai detto “ti amo”
io ti ho detto “ti amo”.
Sapessi com’è strano
darsi appuntamento a Milano a Milano.
Eppure in questo posto impossibile
tu mi hai detto “ti amo”
io ti ho detto “ti amo, ti amo, ti amo”
ti amo, ti amo, ti amo ti amo, ti amo
ti amo
Era il 1965 quando Memo Remigi cantava “Innamorati a Milano” su testo di Alberto Testa. Fu anche interpretata da Ornella Vanoni. Memo Remigi e Ornella Vanoni, entrambi artisti di talento, sono originari di Milano anche se Remigi è nato a Erba (CO). La canzone è senz’altro un inno d’amore alla città di Milano. Il testo descrive la magia e l’atmosfera romantica della città, nonostante la mancanza di fiori, verde e cielo (“un posto impossibile”).
Oggi Milano è invece diventata un “posto impossibile” per la scarsissima qualità dell’aria, ma è probabile che fosse tale anche allora. La qualità dell’aria all’epoca non era monitorata con la stessa precisione e frequenza di oggi ma negli anni ’60, Milano era già una città industriale con un alto livello di inquinamento atmosferico. Le emissioni da fabbriche, veicoli e riscaldamento domestico contribuivano, allora come oggi, all’inquinamento dell’aria. Il termine “smog” era spesso associato a Milano. Nei giorni di alta pressione atmosferica, il fumo e le polveri sottili si accumulavano, creando una densa nebbia tossica. Nel corso degli anni, Milano ha adottato misure per migliorare la qualità dell’aria, come la promozione del trasporto pubblico, la riduzione delle emissioni industriali e l’implementazione di zone a traffico limitato, ma si sono rilevate tutte “pannicelli caldi” se, negli ultimi giorni, il sito svizzero IQAir, classifica la città lombarda come la terza peggiore del mondo per la presenza di vari inquinanti atmosferici come PM10, PM2.5, biossido di azoto (NO2) e monossido di carbonio (CO), alla base di vari problemi respiratori e gravi altri effetti sulla salute che possono condurre a morti premature.
Il sindaco Sala ha subito contestato i dati attribuendo la situazione alla stabilità delle condizioni meteorologiche che favorisce l’accumulo di inquinanti nell’aria. In realtà c’ è il sospetto che egli voglia precostituirsi una linea difensiva se anche a Milano, come già accade oggi a Torino e nel 2009 all’allora presidente Formigoni, la magistratura penale pensasse di imputare agli amministratori locali succedutesi nel tempo, gravi omissioni e responsabilità nel non avere realizzato efficaci interventi a tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Perché sono anni, anzi decenni, che la situazione non migliora e va via via peggiorando. Su Sole24ore del 23 scorso, Anna Gerometta della onlus “Cittadini per l’aria” ricordava lo studio sull’inquinamento (commissionato circa vent’anni fa da Roberto Formigoni), condotto dal Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea. Lo studio – ricorda Gerometta – individuava già allora tutte le fonti del problema: dalle emissioni del traffico, a quello dell’agricoltura intensiva, alla tossicità delle combustioni domestiche da legno e pallet.
Ma va dato atto al sindaco Sala (non valga però come attenuante delle responsabilità) che seppure la pianura padana abbia il triste primato nazionale dell’inquinamento, la situazione riguarda molte città da nord a sud. Lo ha testimoniato nel 2020, la Corte di giustizia europea che ha stabilito che l’Italia (condannata) aveva superato sistematicamente e persistentemente i limiti di concentrazione delle particelle di PM10 in alcune zone e agglomerati italiani tra cui, oltre Milano, anche Torino, Brescia, Napoli, Palermo, Catania.
E temo che altre procedure d’infrazione si apriranno presto a carico dell’Italia. È una verifica che può fare ciascuno di voi perché per misurare la pulizia o la pericolosità dell’aria in una particolare zona, si utilizza un indice denominato Air Quality Index (trovate il sito in questa pagina, nella categoria IL MEGLIO DAL WEB). Questo funziona un po’ come un termometro e utilizza una scala da 0 a 500, definita Level of Health Concern. Lo 0 indica il pericolo minimo. Quindi, banalmente, l’aria è più pulita che mai a livello 0 mentre 500 indica un’aria che potrebbe addirittura mettere a rischio la vita. I vari livelli vanno di 50 in 50 e in base al colore si può avere un’indicazione della qualità dell’aria. Se verde, l’aria è praticamente sicura con nessuno/pochissimi agenti inquinanti, mentre la situazione diventa drastica dal livello rosso in poi, dal quale possiamo capire che l’aria sarà pericolosa o estremamente pericolosa. Questi valori si raccolgono sia da strumenti a terra installati nelle città, sia in orbita. Ad esempio, il satellite geostazionario GOES-R dotato di una serie di monitor, che può fornire misurazioni dell’inquinamento da particelle ogni cinque minuti durante la giornata. I satelliti JPSS possono fornire informazioni dettagliate sulla qualità dell’aria, a partire dall’analisi di particelle di fumo generate da incendi boschivi, particelle di polvere, particelle di sabbia e cartoncino, polveri sottili date da inquinamento urbano. Possono anche fornire una misurazione a risoluzione più elevata su tutto il pianeta e consentono anche di osservare il movimento di queste particelle da una zona all’altra del pianeta.
Mi rimane da dire delle soluzioni, ormai tutte arcinote da decenni: l’inquinamento dell’aria è una sfida globale, ma ci sono molte soluzioni che possiamo adottare a livello individuale, comunitario e nazionale per migliorare la qualità dell’aria e affrontare il cambiamento climatico. A iniziare dall’utilizzo nelle produzioni di energia di fonti rinnovabili per ridurre l’inquinamento atmosferico causato dalla combustione di combustibili fossili, eliminando per il riscaldamento a livello domestico l’utilizzo del gas, legno o carbone, passando a pompe di calore in case con un buon livello di efficienza energetica. Impiegare a veicoli elettrici o ibridi può ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la qualità dell’aria, magari favorendo una mobilità collettiva in alternativa a quella individuale. Utilizzare tecnologie più pulite e fonti rinnovabili per ridurre le emissioni tossiche da fabbriche e centrali elettriche. Educare il pubblico sull’inquinamento dell’aria e incoraggiare azioni come l’utilizzo del trasporto pubblico, la riduzione del consumo di carne e la promozione di pratiche sostenibili può fare la differenza. Piantare alberi e preservare le foreste può aiutare a catturare il carbonio e migliorare la qualità dell’aria.
Molte di queste soluzioni sono già nelle indicazioni che vengono dal Green Deal europeo ma l’Italia sta facendo di tutto per bloccarle o per rinviarle sine die. È questo il problema: la responsabilità di realizzare soluzioni per affrontare l’inquinamento dell’aria deve essere condivisa tra vari attori, non tutti hanno lo stesso livello di consapevolezza e alcuni fanno prevalere il fugace interesse proprio sulla tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e sulla salute della collettività.
Ma il tempo scorre velocissimo e la nostra vita è un attimo (Seneca).
Giuseppe d’Ippolito