Ad aprile la Corte Europea per i Diritti Umani decideva sul ricorso proposto nel 2020 dal Verein KlimaSeniorinnen Schweiz, un’associazione di diritto svizzero costituita per promuovere l’attuazione di un’efficace protezione del clima a nome dei suoi membri, composta da più di 2.000 donne anziane, che lamentavano problemi di salute che si aggravavano durante le ondate di calore. Le ricorrenti sostenevano che a causa dell’inattività delle autorità svizzere nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico e in particolare gli effetti del riscaldamento globale, si sarebbero prodotti danni alla salute dei cittadini. La Corte dava loro ragione, stabilendo che la Svizzera non aveva fatto abbastanza per mitigare gli effetti del surriscaldamento globale e seguiva la condanna. Ma il 5 e 12 giugno, entrambe le Camere del Parlamento svizzero, il Consiglio degli stati e il Consiglio nazionale, hanno deciso di non rispettare il pronunciamento della CEDU, approvando con un’ampia maggioranza una dichiarazione che contesta duramente la sentenza sostenendo di non dover intervenire poiché il paese disporrebbe già di un’efficace strategia di contrasto al cambiamento climatico e perché la Corte avrebbe espresso un giudizio al di fuori della sua giurisdizione. La posizione è stata trasmessa alla Corte stessa e al Consiglio federale, organo esecutivo della Confederazione Elvetica, cui spetta la decisione finale attesa entro agosto.

 

Le caratteristiche caratteriali con cui è noto il popolo svizzero sembrano essere state tradite dal loro Parlamento. Secondo una narrazione comune, gli svizzeri sono infatti noti per la loro affidabilità, per l’ordine, la pulizia e il rispetto della natura, per la loro politica di neutralità che porta ad essere diplomatici e a evitare conflitti aperti e, soprattutto, per il grande rispetto per le leggi e le regole. Ma a giugno il parlamento svizzero ha votato per respingere la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo dimostrando di non voler rispettare un accordo internazionale e ponendosi in aperto conflitto con l’istituzione più importante in materia di diritti umani.

mondo Relazione d'affari panoramicaLa CEDU – Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo è infatti un trattato internazionale volto a proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali in Europa. La convenzione è stata adottata dal Consiglio d’Europa il 4 novembre 1950 ed è entrata in vigore il 3 settembre 1953. È uno dei primi strumenti giuridici internazionali creati dopo la Seconda Guerra Mondiale per proteggere i diritti umani. Ha l’obiettivo di garantire una serie di diritti civili e politici fondamentali, tra cui il diritto alla vita, il diritto a un equo processo, il diritto alla privacy, la libertà di espressione, la libertà di pensiero, coscienza e religione, e il divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti. Per assicurare il rispetto della Convenzione, è stata istituita la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con sede a Strasburgo, in Francia e non rientra fra le istituzioni dell’Unione Europea. La Corte può ricevere ricorsi da individui, gruppi di individui e Stati membri del Consiglio d’Europa che ritengono che i loro diritti siano stati violati. Tutti i 46 Stati membri del Consiglio d’Europa sono firmatari della CEDU e sono tenuti a rispettare le sue disposizioni. La Svizzera ha sottoscritto la Convenzione il 21 dicembre 1972 e l’ha ratificata il 28 novembre 1974. La CEDU ha avuto un impatto significativo sui sistemi giuridici nazionali degli Stati membri, contribuendo a promuovere e rafforzare la protezione dei diritti umani in Europa. Rappresenta uno dei principali strumenti di protezione dei diritti umani a livello internazionale e costituisce un elemento centrale del sistema giuridico europeo in materia di diritti umani. Le decisioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sono formalmente vincolanti per gli Stati coinvolti, e questi devono adottare misure per conformarsi alle sentenze, ma nel 2023 la Commissione europea aveva rilevato come circa il 40 per cento delle principali sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo relative agli Stati membri dell’UE degli ultimi dieci anni non fossero state implementate, un problema comune a molti tribunali internazionali. L’anno scorso, nel suo Ottavo Rapporto sull’Attuazione delle Sentenze della Corte, il Comitato giuridico e dei diritti umani dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha concluso che c’era un numero crescente di sentenze riguardanti problemi complessi o strutturali, i cosiddetti casi “principali“, che non sono stati attuati per più di dieci anni. Ha espresso la sua preoccupazione per le circa 11.000 sentenze non attuate pendenti dinanzi al Comitato dei ministri.

Vediamo allora cosa dovrebbe capitare in caso di non ottemperanza.

Una volta che la Corte emette una sentenza, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa è responsabile di supervisionare l’esecuzione della sentenza. Il paese condannato è tenuto a presentare un piano d’azione per conformarsi alla sentenza, che può includere modifiche legislative, amministrative o altre misure specifiche. Se il paese non rispetta la sentenza, può essere soggetto a pressione diplomatica e politica da parte degli altri Stati membri del Consiglio d’Europa. Questa pressione può includere discussioni formali, risoluzioni e dichiarazioni pubbliche che sollecitano il paese a conformarsi. La Corte può, in alcuni casi, esaminare nuovamente la situazione per valutare se il paese ha effettivamente implementato le misure necessarie per conformarsi alla sentenza. Questo può portare a ulteriori procedimenti e decisioni della Corte. In casi estremi, il Comitato dei Ministri può decidere di adottare sanzioni contro il paese che non rispetta la sentenza. Queste sanzioni possono includere la sospensione del diritto di voto nel Comitato dei Ministri o, in casi molto gravi, l’espulsione dal Consiglio d’Europa. La mancata conformità con una sentenza della CEDU può danneggiare la reputazione internazionale del paese, compromettendo le sue relazioni diplomatiche e commerciali con altri Stati e organizzazioni internazionali.

Filo Spinato, Diritti Umani, Uguaglianza
Ci sono stati, in passato, casi in cui paesi non hanno rispettato pienamente le sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La Russia ha avuto numerosi casi di non conformità con le sentenze della CEDU. Ad esempio, nel 2015, la Corte Costituzionale russa ha stabilito che la Russia poteva ignorare le sentenze della CEDU se erano in conflitto con la Costituzione russa. Nel 2020, la Russia ha lasciato il Consiglio d’Europa, cessando quindi di essere soggetta alla giurisdizione della CEDU. La Turchia è stata criticata per non aver rispettato diverse sentenze della CEDU, in particolare riguardanti la detenzione di giornalisti, politici e attivisti. Un caso notevole è quello di Selahattin Demirtaş, leader dell’opposizione curda, la cui detenzione è stata giudicata illegittima dalla CEDU, ma le autorità turche hanno ritardato la sua liberazione. Prima della recente guerra, l’Ucraina aveva difficoltà a implementare alcune sentenze della CEDU, in particolare quelle riguardanti il trattamento dei detenuti e le condizioni carcerarie. Anche dopo il conflitto, la capacità di conformarsi alle sentenze della CEDU è stata ulteriormente complicata. L’Italia ha avuto problemi con la durata eccessiva dei procedimenti giudiziari, una questione su cui la CEDU ha emesso numerose sentenze. Nonostante gli sforzi per riformare il sistema giudiziario, le soluzioni sono state lente e solo parzialmente implementate. E la Corte Costituzionale italiana si è pronunciata più volte sull’efficacia delle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) nel contesto dell’ordinamento giuridico italiano. In particolare, la Corte Costituzionale nel 2007 ha chiarito il rapporto tra il diritto interno italiano e le decisioni della CEDU affermando che le norme della CEDU, così come interpretate dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, devono essere considerate come parametri interposti per valutare la costituzionalità delle leggi italiane. Tuttavia, le norme della CEDU non hanno un rango costituzionale, ma un rango sub-costituzionale superiore alle leggi ordinarie. Nel 2011 ha ribadito che le sentenze della Corte di Strasburgo sono vincolanti per l’Italia, ma ha anche precisato che tali sentenze devono essere eseguite in modo compatibile con la Costituzione italiana. In caso di conflitto tra una sentenza della CEDU e la Costituzione, quest’ultima prevale.

Bandiera, Orgoglio, Lgbt, ArcobalenoLe sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sono comunque molto importanti da un punto di vista politico e simbolico e di solito la maggior parte degli stati condannati, seppur con tempi molto lunghi, tende ad adattarsi alle decisioni, o almeno dice di star lavorando in quella direzione. L’Italia ci mise per esempio due anni a inserire nel proprio Codice penale il reato di tortura dopo essere stata condannata nel 2015 dalla Corte per i fatti del G8 di Genova del 2001. È invece raro che uno stato si opponga ufficialmente a una decisione e la reputi inammissibile, cosa che invece sta facendo in questo momento il Parlamento svizzero.

Il Governo, cioè il Consiglio federale, deciderà di seguire questa linea conflittuale che potrebbe produrre effetti a cascata su tutte le controversie di natura climatica e non solo?

Hèléne Martin