La scienza gioca un ruolo cruciale nel comprendere i cambiamenti climatici e nel proporre soluzioni basate su dati e ricerche. Tuttavia, l’implementazione di queste soluzioni richiede spesso decisioni politiche, che possono essere influenzate da vari fattori, inclusi interessi economici e sociali. Idealmente, le decisioni politiche dovrebbero essere informate dalle evidenze scientifiche per affrontare efficacemente il cambiamento climatico. Questo significa che i politici dovrebbero collaborare strettamente con gli scienziati per sviluppare politiche che siano sia efficaci che praticabili. Negli ultimi decenni, il cambiamento climatico è diventato una delle sfide più urgenti del nostro tempo, con effetti già visibili in tutto il mondo: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello del mare, incendi devastanti e tempeste sempre più intense. Affrontare questo problema richiede una combinazione di competenze scientifiche e decisionalità politica, ma spesso le due sfere sembrano in contrasto. Il cuore del dibattito riguarda proprio quanto e come la scienza dovrebbe prevalere sulla politica per gestire al meglio questa crisi globale.
I problemi complessi richiedono soluzioni complesse, siamo soliti dire, ed è la scienza che ci offre una comprensione dettagliata almeno del problema. Gli studi scientifici hanno chiarito come l’attività umana, in particolare le emissioni di gas serra, stiano riscaldando l’atmosfera terrestre a un ritmo allarmante. Rapporti del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) documentano come gli effetti del cambiamento climatico stanno influenzando già la vita quotidiana di milioni di persone, compromettendo la salute, la sicurezza alimentare e l’accesso all’acqua. La comunità scientifica ha fornito scenari futuri che variano dal migliore (con azioni immediate e incisive) al peggiore (in caso di inazione), sottolineando la necessità di una risposta tempestiva.
La politica, tuttavia, si muove spesso con ritmi diversi, lo dico con piena cognizione di causa. Decisioni che dovrebbero basarsi sulle evidenze scientifiche sono spesso frenate da interessi economici, resistenze sociali o dispute geopolitiche. In un contesto ideale, la scienza dovrebbe guidare la politica, ma in realtà le decisioni politiche sono spesso il risultato di negoziati complessi e compromessi. La domanda che dobbiamo porci, allora, è: perché la scienza dovrebbe prevalere sulla politica in questo contesto?
Negli ultimi decenni, sono stati fatti sforzi significativi per affrontare il cambiamento climatico a livello internazionale. Accordi come il Protocollo di Kyoto nel 1997 e l’Accordo di Parigi nel 2015 hanno cercato di stabilire una direzione comune per la riduzione delle emissioni di gas serra, cui sono seguiti altri rilevanti programmi, dall’Agenda Onu 2030, al Green Deal. Tuttavia, i risultati sono stati frammentari. Mentre alcuni paesi hanno fatto passi avanti significativi, altri hanno adottato misure minime o addirittura si sono ritirati dagli accordi, come gli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump con i successivi ripensamenti di Biden. Questi compromessi e ritardi sono in gran parte dovuti alla difficoltà di conciliare gli interessi politici ed economici con la necessità di un’azione climatica urgente.
Quando le politiche climatiche si basano su compromessi politici piuttosto che su evidenze scientifiche, i risultati sono spesso insufficienti. Ad esempio, molte nazioni continuano a sovvenzionare i combustibili fossili nonostante le evidenze schiaccianti del loro impatto negativo sul clima. Politiche più ambiziose potrebbero ridurre le emissioni e promuovere le energie rinnovabili, ma richiedono una base solida di prove scientifiche e il coraggio politico di attuarle.
La scienza è fondamentale per affrontare il cambiamento climatico perché, quasi sempre, fornisce una base di conoscenza oggettiva e imparziale. Le evidenze scientifiche ci dicono quali sono le cause del problema, quali saranno le sue conseguenze e quali azioni possono mitigare gli effetti peggiori. Quando le decisioni politiche si basano su queste evidenze, è più probabile che siano efficaci.
Ci sono esempi di politiche di successo che hanno seguito questo approccio. Paesi come la Svezia e la Danimarca hanno implementato strategie climatiche ambiziose, basate su dati scientifici, che hanno portato a una significativa riduzione delle emissioni di carbonio e all’aumento dell’uso di energie rinnovabili. Questi successi dimostrano che, quando la politica ascolta la scienza, i risultati sono tangibili e benefici per la società.
Ma, nonostante l’importanza della scienza, esistono diverse sfide nell’integrare la conoscenza scientifica nelle decisioni politiche. In primo luogo, ci sono limiti inerenti alla scienza stessa: incertezze nelle previsioni climatiche a lungo termine e la complessità dei modelli climatici possono rendere difficile la traduzione di queste informazioni in politiche concrete. Inoltre, esistono resistenze politiche ed economiche che spesso ostacolano l’adozione di politiche scientificamente informate.
Un altro problema è rappresentato dall’interpretazione selettiva dei dati scientifici. Politici e gruppi di interesse possono manipolare o selezionare dati specifici per sostenere le loro agende, ignorando l’evidenza complessiva. Questo fenomeno, noto come cherry-picking, compromette la credibilità della scienza e ostacola l’adozione di misure efficaci.
Per superare queste sfide, è necessario un approccio collaborativo che integri scienza e politica. Le politiche climatiche devono essere progettate con il contributo diretto della comunità scientifica, garantendo che siano basate su evidenze solide e che possano essere adattate ai cambiamenti futuri. Allo stesso tempo, è essenziale coinvolgere cittadini, organizzazioni non governative e il settore privato per costruire consenso e sostenere politiche ambiziose.
Un esempio di tale collaborazione è rappresentato dalla Costa Rica, che ha sviluppato una strategia climatica in stretta collaborazione con scienziati e attori locali, promuovendo al contempo energie rinnovabili e protezione forestale. Questi modelli di successo dimostrano che un’integrazione efficace tra scienza e politica può portare a risultati significativi e replicabili in altri contesti.
Guardo al futuro e ritengo che ci siano diverse opportunità per rafforzare il ruolo della scienza nella politica climatica. Potrebbe essere utile istituire commissioni scientifiche indipendenti con poteri consultivi o vincolanti, che possano guidare le decisioni politiche con evidenze solide. Inoltre, migliorare la comunicazione tra scienziati e politici, attraverso workshop e scambi di competenze, potrebbe ridurre le incomprensioni e migliorare la qualità delle politiche climatiche.
Anche l’educazione scientifica e la consapevolezza pubblica sono fondamentali. Una popolazione più informata è più incline a sostenere politiche basate su evidenze scientifiche e a fare pressione sui politici per un’azione più decisa. Questo richiede un impegno a lungo termine per migliorare l’accesso alle informazioni e promuovere la comprensione del cambiamento climatico tra i cittadini.
Garantire che la scienza guidi le decisioni politiche richiede un approccio multifattoriale. Provo ad elencare alcune di questi fattori chiave che costituiscono il nostro terreno di lavoro.
- Consulenza scientifica indipendente: riferirsi sempre a organismi consultivi indipendenti composti da esperti scientifici che possano fornire consulenze basate su evidenze ai decisori politici.
- Trasparenza e comunicazione: assicurare che i processi decisionali siano trasparenti e che le basi scientifiche delle decisioni siano comunicate chiaramente al pubblico.
- Formazione dei politici: offrire formazione continua ai politici su temi scientifici rilevanti, in modo che possano comprendere meglio le implicazioni delle evidenze scientifiche.
- Partecipazione pubblica: coinvolgere il pubblico nel processo decisionale attraverso consultazioni e dibattiti, aumentando la consapevolezza e il supporto per le decisioni basate sulla scienza.
- Regolamentazione delle informazioni false: combattere la disinformazione e le fake news che possono influenzare negativamente le decisioni politiche, promuovendo una corretta informazione scientifica.
- Collaborazione internazionale: promuovere la cooperazione internazionale per affrontare le sfide globali come il cambiamento climatico, basandosi su ricerche e dati condivisi.
Queste strategie, a mio parere, possono aiutare a creare un ambiente in cui la scienza possa effettivamente guidare le decisioni politiche. Il futuro del nostro pianeta dipende dalla nostra capacità di ascoltare la scienza e di agire di conseguenza. Politici, cittadini e scienziati devono lavorare insieme per sviluppare soluzioni innovative, giuste e sostenibili, che possano garantire un futuro migliore per le generazioni a venire.
Giuseppe d’Ippolito