La presentazione dei nuovi commissari europei, inizialmente prevista per il 10 settembre 2024, è stata posticipata al 17 settembre. Il rinvio è stato principalmente causato dal ritardo nella nomina del commissario sloveno. Il governo sloveno ha informato la Commissione Europea che il Parlamento di Lubiana esprimerà il suo parere sul candidato proposto solo venerdì, e fino a quel momento la nomina non potrà essere ufficializzata. Questo ha spinto la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a chiedere al Parlamento Europeo di posticipare la presentazione della nuova squadra dei commissari fino a quando la lista non sarà completa. Ma ci sono stati anche alcuni malumori all’interno dei gruppi politici europei, come i Socialisti, riguardo ad alcune possibili nomine, come quella di Raffaele Fitto, membro del gruppo ECR (Conservatori e Riformisti Europei), a vicepresidente esecutivo. Questi malumori potrebbero aver contribuito ulteriormente alla decisione di rinviare la presentazione. il gruppo S&d all’Eurocamera ha avvertito che – stando così le cose – “sarà molto difficile, se non impossibile, sostenere i commissari presentati da Ursula von der Leyen“. Le criticità vanno oltre Fitto. C’è anche la questione della parità di genere del Collegio, che difficilmente sarà raggiunta, e la delega all’Occupazione e gli Affari sociali, che von der Leyen potrebbe consegnare al popolare austriaco Magnus Brunner, “il cui impegno per i diritti sociali è discutibile nella migliore delle ipotesi”. Se a questo si aggiunge “portare proattivamente Ecr nel cuore della Commissione”, per gli S&d siamo di fronte alla “ricetta per perdere il sostegno dei progressisti”. Ora von der Leyen ha tempo fino al 17 settembre per sciogliere le riserve: mantenere saldo il patto con socialisti, liberali e verdi o consegnare per la prima volta una vicepresidenza a un partito di estrema destra. Ma vedremo perché anche la nomina della nuova Commissaria all’Ambiente, la socialista spagnola Teresa Ribera, anch’ella in forse per l’incarico di vicepresidente esecutivo, potrebbe incontrare ostacoli in parte della maggioranza, proprio per le specifiche posizioni pubbliche della candidata.
Madrilena, classe 1969, giurista. Teresa Ribera è la candidata spagnola per il posto di commissaria Ue all’Ambiente, una delle (sole) cinque donne proposte dagli Stati membri per la nuova Commissione. Tra i politici europei più esperti e impegnati sul fronte del clima, se Ursula von der Leyen sceglierà lei, sarà un’ulteriore conferma dell’intenzione di tenere la barra dritta sul Green Deal (come ha affermato nel giorno della sua nomina a presidente per il secondo mandato). Ribera, socialista, è attualmente ministra per la Transizione ecologica e per la Sfida demografica e vicepresidente del governo di Pedro Sánchez. Prima di diventare ministra, Ribera ha diretto l’Institute for Sustainable Development and International Relations dal 2014 al 2018. Sotto la sua guida, l’istituto ha svolto un ruolo fondamentale nei negoziati per l’Accordo di Parigi, raggiunto alla Conferenza Onu delle parti sul clima nel 2015. Inoltre, dal 2008 al 2011, Ribera ha ricoperto il posto di Segretario di Stato per il cambiamento climatico e la biodiversità e ha lavorato per l’Agenzia meteorologica spagnola. Autrice di numerose pubblicazioni e articoli sui temi della sostenibilità, dell’ambiente e delle politiche europee, è stata docente all’Università autonoma di Madrid ed è tra le voci più rispettate e accreditate a livello internazionale per guidare e orientare l’azione multilaterale contro il riscaldamento globale.
Ribera è, inoltre, da sempre impegnata per i diritti delle donne e la parità di genere. La leadership femminile, per la ministra spagnola, è essenziale per costruire un futuro equo e sostenibile.
Ma quello che preoccupa di più gran parte dei conservatori è che l’ex negoziatrice delle Nazioni Unite per il clima è una convinta scettica del nucleare, ha guidato la chiusura dei reattori atomici del suo Paese, si è scagliata contro i costi dell’energia nucleare definendo un “grande errore” la decisione dell’Ue di etichettarla come investimento sostenibile. Ciò provocherebbe preoccupazioni tra i membri del Parlamento europeo pro-atomico e i paesi dell’Ue in particolare la Francia, dove l’industria nucleare fornisce circa il 70 percento dell’elettricità del paese. Anche l’Italia, attraverso il suo ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, sta molto spingendo per un ritorno al nucleare e il suo partito, Forza Italia, che in Europa aderisce al Partito Popolare Europeo, ha votato in favore del rinnovo del mandato di Ursula von der Leyen come Presidente della Commissione Europea e l’adesione del PPE alla maggioranza ha contribuito in maniera decisiva a garantire la rielezione della presidente.
Quindi, oltre alla questione Fitto, la decisione finale sulla Commissaria all’Ambiente spetta al capo della Commissione europea Ursula von der Leyen, che deve ancora dire come dividerà le innumerevoli questioni di politica verde, dal taglio delle emissioni di carbonio al mantenimento della competitività dei produttori europei. Ad esempio, Ribera potrebbe ottenere un ruolo specifico in materia di clima, mentre a qualcun altro verrebbe affidata la politica energetica, salvando le proverbiali capre con gli altrettanto proverbiali cavoli ma, poi, decisive diventeranno le audizioni all’Europarlamento il prossimo autunno.
Hèléne Martin