Si celebrano oggi, 9 gennaio, a Washington, D.C., i funerali di Stato di Jimmy Carter, il 39° presidente degli Stati Uniti, scomparso il 29 dicembre 2024, all’età di 100 anni. I funerali del presidente Jimmy Carter si tengono presso la Washington National Cathedral, con una cerimonia dichiarata giornata nazionale di lutto dal presidente Joe Biden. Prima della cerimonia, il corpo di Carter è stato esposto al Carter Center di Atlanta dal 4 al 7 gennaio, consentendo al pubblico di rendere omaggio. Dopo la cerimonia a Washington, il corpo sarà trasportato a Plains, Georgia, per una sepoltura privata accanto alla moglie Rosalynn. Nato il 1° ottobre 1924, Carter ha dedicato la sua vita alla politica, alla giustizia sociale e all’ambiente, lasciando un’impronta indelebile su molti aspetti della società americana e internazionale. Durante la sua presidenza (1977-1981), si distinse per il suo impegno a favore della sostenibilità e della protezione ambientale, promuovendo politiche volte a ridurre l’inquinamento e a preservare le risorse naturali. La sua visione pionieristica per la salvaguardia dell’ambiente ha contribuito a sensibilizzare il mondo sui problemi ecologici, sostenendo iniziative che hanno ispirato molte generazioni. Dopo il termine del suo mandato, Carter ha continuato a lavorare con instancabile dedizione attraverso la Carter Center, affrontando questioni globali, tra cui i diritti umani, la salute pubblica e la lotta alla povertà. La sua eredità, segnata dal coraggio, dalla determinazione e dalla compassione, continuerà a ispirare chiunque lotti per un futuro migliore e più sostenibile.
La presidenza di Jimmy Carter è stata caratterizzata da un forte impegno ambientalista, testimoniato da una serie di iniziative pionieristiche e decisioni politiche volte a promuovere la sostenibilità e la tutela dell’ambiente. Nonostante le sfide politiche ed economiche dell’epoca, Carter riuscì a porre le basi per politiche ambientali innovative che continuano a influenzare il dibattito odierno.
Uno degli atti più simbolici della presidenza Carter è stato l’installazione di pannelli solari fotovoltaici sul tetto della Casa Bianca nel 1979. Questo gesto aveva un significato altamente simbolico: dimostrare l’importanza dell’energia rinnovabile e la necessità di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Carter dichiarò: “Una generazione da oggi, questo calore che arriva dal sole potrebbe riscaldare una casa presidenziale, come questa, e potrebbe anche riscaldare molte altre case americane.” Sebbene i pannelli siano stati rimossi dal successivo presidente, Ronald Reagan, l’iniziativa di Carter ha rappresentato un punto di svolta nel dibattito sull’energia pulita. L’installazione dei pannelli era parte di una più ampia strategia energetica che includeva il National Energy Act del 1978. Questa legge cercava di promuovere l’efficienza energetica, incentivare l’uso di energie rinnovabili e diversificare le fonti energetiche del Paese in risposta alla crisi petrolifera degli anni Settanta.
Durante la presidenza Carter, l’attenzione per le problematiche ambientali si intensificò anche a causa di eventi catastrofici, come il disastro di Love Canal, avvenuto tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta. Love Canal era un quartiere di Niagara Falls, nello Stato di New York, costruito su una discarica tossica. La contaminazione del suolo e dell’acqua da parte di sostanze chimiche nocive aveva causato gravi problemi di salute tra i residenti, tra cui malformazioni congenite e tumori. Carter dichiarò lo stato di emergenza nazionale nel 1978 e successivamente nel 1980, ordinando il trasferimento di centinaia di famiglie e stanziando fondi federali per la bonifica dell’area. Questo evento portò all’approvazione del Comprehensive Environmental Response, Compensation, and Liability Act (CERCLA) nel 1980, noto anche come “Superfund”, una delle leggi ambientali più significative della storia americana. Il CERCLA istituzionalizzò un fondo per la bonifica dei siti contaminati e stabilì responsabilità legali per le aziende coinvolte nell’inquinamento.
Un altro esempio del forte interesse di Carter per le questioni ambientali fu la pubblicazione del “Global 2000 Report to the President” nel 1980. Commissionato da Carter, questo rapporto fu il risultato di un approfondito studio condotto dal Council on Environmental Quality e dal Dipartimento di Stato. Il rapporto dipingeva un quadro preoccupante del futuro ambientale del pianeta, evidenziando la necessità di affrontare problemi come la crescita demografica, il consumo eccessivo di risorse naturali, la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico. Il “Global 2000 Report” sottolineava l’importanza di adottare politiche globali per la sostenibilità e metteva in guardia contro le conseguenze di un approccio economico miope. Sebbene accolto con scetticismo da alcuni settori, il rapporto è stato un punto di riferimento per le successive discussioni sullo sviluppo sostenibile.
Carter è stato anche un convinto sostenitore della conservazione delle risorse naturali. Durante il suo mandato, ha firmato il Alaska National Interest Lands Conservation Act (ANILCA) nel 1980, una delle leggi più importanti per la protezione ambientale nella storia degli Stati Uniti. Questa legge ha designato oltre 100 milioni di acri di terre in Alaska come aree protette, creando o ampliando parchi nazionali, rifugi faunistici e foreste nazionali. L’ANILCA ha rappresentato una vittoria storica per i movimenti ambientalisti, garantendo la protezione di ecosistemi unici e preservando la biodiversità per le generazioni future. Carter affrontò una forte opposizione da parte di interessi economici locali e gruppi politici, ma rimase fermo nella sua convinzione che la protezione ambientale fosse una priorità nazionale.
Carter riconobbe anche l’importanza dell’educazione ambientale come strumento per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere comportamenti sostenibili. Durante il suo mandato, furono introdotti programmi educativi per aumentare la consapevolezza sui temi ambientali, incoraggiando scuole e università a integrare queste tematiche nei loro curricula.
Nonostante i suoi sforzi, molte delle iniziative di Carter furono ridimensionate o abbandonate dai suoi successori, in particolare durante l’era Reagan. Tuttavia, l’eredità ambientalista di Carter rimane significativa. Le sue politiche hanno posto le basi per un approccio più integrato alla gestione delle risorse naturali e hanno ispirato generazioni di attivisti e legislatori.
In tempi recenti, Carter è stato riconosciuto come una figura pionieristica nel movimento per la sostenibilità, spesso citato come esempio di leadership visionaria in materia ambientale. Le sue azioni hanno dimostrato che è possibile conciliare sviluppo economico e protezione ambientale, un messaggio ancora più rilevante nell’attuale contesto di crisi climatica globale. Anche dopo aver lasciato la Casa Bianca, Carter continuò a promuovere la sostenibilità e la giustizia ambientale attraverso il Carter Center, un’organizzazione che si occupa di diritti umani e sviluppo sostenibile. La sua dedizione all’energia pulita e alla protezione dell’ambiente servì da esempio per le generazioni successive di leader politici e ambientalisti.
In conclusione, la presidenza di Jimmy Carter ha rappresentato un momento cruciale per le politiche ambientali negli Stati Uniti. Attraverso gesti simbolici, legislazioni innovative e un impegno costante per la sostenibilità, Carter ha lasciato un segno indelebile nella storia americana, dimostrando che il progresso ambientale richiede coraggio, visione e determinazione.
Hèléne Martin