L’Italia ha il record europeo per l’inquinamento atmosferico.
Torino e Milano sono in vetta a tutte le classifiche.
Intanto ogni anno nel nostro Belpaese muoiono oltre 84.000 persone.
E da noi si va indietro, invece che avanti
L’inquinamento atmosferico nuoce all’ambiente e alla salute umana, è ormai pacifico. Ma, mentre in Europa, le emissioni di molti inquinanti atmosferici sono diminuite in modo sostanziale negli ultimi decenni, determinando una migliore qualità dell’aria, l’Italia si conferma, invece, il paese europeo con il maggior inquinamento da polveri sottili. Città come Milano, Torino, Cremona, detengono questo primato assoluto. L’inquinamento è un problema non solo ambientale, ma anche sanitario e risulta essere la prima causa di morti premature in Europa.
Secondo uno studio condotto dall’European Environment Agency (qui) le morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico in Italia sono state complessivamente 84.400 solo nell’anno di riferimento (2012), di cui 59.500 dovute all’esposizione a particolato sottile (PM2,5 che derivano un po’ da tutti i tipi di combustione, inclusi quelli dei motori di auto e motoveicoli, degli impianti per la produzione di energia, della legna per il riscaldamento domestico, degli incendi boschivi e di molti altri processi industriali), 3.300 per l’inquinamento da ozono (O3 residui del cosiddetto “buco”) e 21.600 per il biossido di azoto (NO2 la principale fonte di emissione degli ossidi di azoto è il traffico veicolare; altre fonti sono gli impianti di riscaldamento civili e industriali, le centrali per la produzione di energia e un ampio spettro di processi industriali).
Questi sono solo alcuni dei dati che sono stati resi pubblici. Mentre altri dati sono emersi dal report di Legambiente dal nome “Mal’Aria di città 2023. Cambio di passo cercasi” (qui).
Torino guida la classifica delle città più inquinate del 2022. Il limite dei PM10 è stato superato per ben 98 giorni dal capoluogo piemontese, mentre sono in totale 29, su novantacinque, le città che hanno superato i limiti normativi relativi al particolato aerodisperso e all’inquinamento da polveri sottili, come il PM2,5 che identifica le particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 2,5 micrometri (unità di misura internazionale che ha sostituito i micron e che corrisponde a un milionesimo di metro, cioè a un millesimo di millimetro). Nella classifica delle città più inquinate segue Milano, dove la centralina ha rilevato lo sforamento dei limiti per 84 giorni. Sempre Torino e Milano hanno il maggior “ritardo da colmare” per essere in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030. Bisogna agire e fare in fretta, raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha pronta la revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria. I nuovi obiettivi Oms introducono metriche differenti, come il dimezzamento dei valori di legge attuali. Le analisi di Legambiente hanno evidenziato che il 76% delle città monitorate supera già i limiti previsti dalla futura direttiva per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per il NO2.
Le città italiane dovranno lavorare duramente per adeguarsi ai nuovi limiti entro i prossimi sette anni. Ma come ci si può adeguare da qui ai prossimi sette anni? “E’ necessario agire con urgenza per salvaguardare la salute dei cittadini, introducendo politiche efficaci ed integrate che incidono sulle diverse fonti di smog”, dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, aggiungendo: “E’ fondamentale la promozione di azioni concrete sulla mobilità sostenibile, con investimenti importanti sul trasporto pubblico, il ridisegno dello spazio cittadino con pedonalizzazioni e zone 30, politiche di promozione dell’uso delle due ruote in sicurezza, la diffusione delle reti di ricarica dei mezzi elettrici, facilitando la scelta di ridurre fortemente l’uso dell’auto privata. Chiediamo al Governo, alle Regioni e ai Comuni, di mettere in campo azioni coraggiose per creare città più pulite e sicure. La salute è un diritto fondamentale che non può essere compromesso”.
Oggi, in verità, sono totalmente assenti quste “azioni coraggiose” come, è totalmente assente l’impegno dei governi italiani, l’attuale e il precedente, nello strutturare il nuovo PNIEC (ad oggi non è stato elaborato) e perseguire gli obiettivi dell’Agenda2030. Le sfide, gli obiettivi, gli impegni sono innumerevoli e incredibili, ma bisogna chiederci perché la nostra Italia, terza potenza al mondo, continua ancora a rimanere indifferente a queste enormi criticità?
Le rivoluzioni che partono dai singoli Stati non bastano, non basta incentivare all’acquisto di autovetture elettriche se il nostro Paese ha fatto dietrofront più volte sulle Direttive UE sulla mobilità.
Non basta parlare di “case green” se il nostro Paese non si è ancora adeguato alle Direttive UE in materia.
Non basta sentirsi o essere green a giorni alterni, bisogna iniziare a rispettare (e non ad ostacolare) le Direttive EU che derivano dal Green New Deal per poter raggiungere alcuni degli obiettivi dell’Agenda2030 e la neutralità climatica al 2050.
Federica Rochira, Website Founder