Sul numero del 18 luglio scorso del supplemento “Extraterrestre” de Il Manifesto è uscito questo articolo di Francesco Romizi (responsabile comunicazione ISDE Italia) che riporta anche una dichiarazione di Vitalia Murgia. L’articolo è stato poi pubblicato anche da Isdenews.it e lo ripubblichiamo anche noi, con il consenso dell’autore che ringraziamo.
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L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc), parte integrante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ha recentemente acceso un faro su due sostanze che, fino a ieri, sembravano essere parte innocua della nostra vita quotidiana: il talco e l’acrilonitrile. Queste sostanze, largamente utilizzate in vari ambiti, sono ora sotto i riflettori per la loro potenziale pericolosità. La notizia, pubblicata in un articolo su The Lancet Oncology qualche giorno fa, ha suscitato notevole preoccupazione tra esperti e cittadini, portando a una riflessione profonda sulla sicurezza dei prodotti che utilizziamo quotidianamente.
Il talco, una polvere soffice e fine che molti di noi associano alla dolcezza dell’infanzia e alla cura del corpo, è stato ora classificato come “probabilmente cancerogeno per l’uomo” (Gruppo 2A). Questo cambiamento di prospettiva ci costringe a guardare con occhi nuovi quel barattolo di polvere sullo scaffale del bagno. Per anni, il talco è stato un compagno silenzioso, utilizzato in prodotti cosmetici, polveri per il corpo, e persino in alcuni alimenti e farmaci. Ma sotto la sua apparenza innocua, potrebbe nascondersi un nemico subdolo. Studi epidemiologici hanno indicato un aumento del rischio di cancro ovarico nelle donne che hanno usato talco nella regione perineale. Anche se molti di questi studi si concentravano su talco non contaminato da amianto, non si è riusciti a escludere completamente la presenza di questo pericoloso contaminante, noto per le sue proprietà cancerogene. Gli esperti sottolineano che la possibile contaminazione del talco con amianto rappresenta una preoccupazione significativa, poiché l’amianto è un noto cancerogeno classificato nel Gruppo 1 dallo IARC. La complessità di misurare accuratamente la contaminazione del talco con amianto ha reso difficile stabilire con certezza la sicurezza del talco utilizzato nei prodotti di consumo.
Questo potenziale pericolo è ulteriormente corroborato da studi su animali, dove il trattamento con talco ha causato un aumento di neoplasie maligne nelle femmine di ratto e una combinazione di neoplasie benigne e maligne nei maschi. Questi risultati suggeriscono che il talco potrebbe effettivamente avere proprietà cancerogene, sollevando preoccupazioni non solo per il suo utilizzo nei cosmetici ma anche per la sua presenza in ambienti lavorativi come l’industria della carta e della cellulosa.
Diverso è il caso dell’acrilonitrile, un composto organico volatile utilizzato principalmente nella produzione di polimeri per tessuti, plastiche e componenti automobilistici. A differenza del talco, l’acrilonitrile non è un nome familiare per la maggior parte di noi, ma la sua pericolosità è altrettanto, se non più, insidiosa. Lo Iarc ha classificato l’acrilonitrile come “cancerogeno per l’uomo” (Gruppo 1), una categoria che rappresenta il massimo livello di allerta. Questo composto è presente nel fumo di sigaretta, rendendo i fumatori e chi è esposto al fumo passivo particolarmente vulnerabili. Gli studi hanno dimostrato che i lavoratori esposti ad alti livelli di acrilonitrile presentano un rischio significativamente maggiore di sviluppare il cancro ai polmoni.
La pediatra Vitalia Murgia, dirigente nazionale dell’Associazione Medici per l’Ambiente (Isde Italia), spiega: “L’acrilonitrile è un composto che si trova in numerosi prodotti di uso comune e industriale, ma è anche un componente del fumo di sigaretta, il che lo rende particolarmente pericoloso per i polmoni. Le persone che vivono in aree con alti livelli di inquinamento o che lavorano in industrie che utilizzano acrilonitrile hanno un rischio aumentato di sviluppare tumori polmonari. Inoltre, anche se in misura minore, c’è evidenza di un aumento del rischio di cancro alla vescica. Gli studi sugli animali hanno confermato questi pericoli, mostrando un incremento di neoplasie maligne in diverse specie esposte all’acrilonitrile. Le valutazioni dello Iarc sull’acrilonitrile e sul talco sono di estrema importanza per la salute pubblica. L’acrilonitrile, presente anche nel fumo di sigaretta, rappresenta un pericolo significativo per i polmoni, sottolineando l’urgenza di ridurre l’esposizione, specialmente nei luoghi di lavoro e nelle aree ad alta densità abitativa. Per quanto riguarda il talco, la possibile contaminazione con amianto e le associazioni con il cancro ovarico richiedono ulteriori indagini e una maggiore consapevolezza dei consumatori sui prodotti che utilizzano quotidianamente. È fondamentale che i produttori siano obbligati a testare rigorosamente i loro prodotti e a dichiarare la presenza di qualsiasi contaminante potenzialmente pericoloso. Solo attraverso una regolamentazione più rigida e un’informazione chiara sulla presenza di sostanze chimiche potenzialmente rischiose nei prodotti ciascun individuo può scegliere con maggior consapevolezza e si può sperare di proteggere la salute pubblica”.
Alla luce di queste nuove scoperte, è fondamentale che le istituzioni, i produttori e i consumatori agiscano con responsabilità. I lavoratori devono essere protetti con misure di sicurezza adeguate e i prodotti di consumo devono essere rigorosamente testati per garantire che siano privi di contaminanti pericolosi.
Questa è una chiamata all’azione per i governi e le agenzie di regolamentazione affinché implementino politiche più rigorose per proteggere i cittadini. È necessario che vengano effettuati controlli regolari e indipendenti su tutti i prodotti che possono contenere talco o acrilonitrile, o altre sostanze cancerogene (es. i Pfas) e che i risultati di questi controlli siano resi pubblici in modo trasparente. Inoltre, le aziende devono essere incentivate a trovare alternative più sicure a queste sostanze.
I consumatori, dal canto loro, devono essere più consapevoli dei potenziali rischi associati ai prodotti che utilizzano quotidianamente. Questo significa leggere attentamente le etichette, informarsi sui possibili contaminanti e scegliere prodotti che garantiscano una maggiore sicurezza.
La consapevolezza e l’educazione del pubblico sono strumenti potenti per spingere le industrie verso pratiche più sicure e responsabili.
Francesco Romizi