La transizione energetica è il processo di cambiamento sistemico da un modello di produzione e consumo di energia basato prevalentemente su fonti fossili (come carbone, petrolio e gas naturale) a un modello sostenibile basato su fonti di energia rinnovabile (come eolico, solare, idroelettrico e biomassa). Questa trasformazione ha l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra e di mitigare gli effetti del cambiamento climatico, oltre a garantire una maggiore sicurezza energetica e ridurre la dipendenza da fonti non rinnovabili. La transizione energetica non riguarda solo l’aspetto tecnico, ma anche quello sociale, economico e giuridico, poiché comporta una serie di cambiamenti normativi e la creazione di politiche di supporto, incentivi economici, e nuovi modelli di business per facilitare il passaggio verso un sistema energetico sostenibile e inclusivo. La povertà energetica definisce la condizione in cui un individuo o una famiglia non è in grado di permettersi i servizi energetici essenziali per garantire un adeguato standard di vita, come il riscaldamento, il raffreddamento, l’illuminazione e l’uso di elettrodomestici di base. Questo fenomeno è legato principalmente all’elevato costo dell’energia rispetto al reddito, alla bassa efficienza energetica delle abitazioni e ai bassi livelli di reddito. L’Unione Europea ha riconosciuto la povertà energetica come un problema sociale e ambientale urgente, includendola nelle sue politiche energetiche e sociali. In particolare, il Green Deal europeo e il Fondo Sociale per il Clima mirano a fornire strumenti e risorse per aiutare le famiglie vulnerabili a migliorare l’efficienza energetica delle loro abitazioni e ad abbattere i costi energetici, promuovendo una transizione equa e inclusiva.
Il tema della povertà energetica è centrale nelle discussioni sulla transizione energetica, rappresentando uno degli ostacoli più difficili da superare per rendere la transizione giusta e inclusiva. La povertà energetica si riferisce all’incapacità di un nucleo familiare di soddisfare i propri bisogni energetici essenziali, come il riscaldamento, il raffreddamento e l’illuminazione, a causa di costi elevati, redditi bassi o condizioni abitative inefficienti. Questa condizione non solo incide sulla qualità della vita, ma si rivela anche come una vera barriera per i programmi di transizione verso l’energia pulita, i quali rischiano di aumentare le disuguaglianze se non gestiti in modo equo.
Il problema è tutt’altro che trascurabile perché colpisce milioni di persone in Europa e nel mondo. Secondo il report “Energy Poverty in the EU” della Commissione Europea, oltre 34 milioni di europei, il 9,3% della popolazione europea, ovvero quasi un europeo su dieci, sono a rischio di povertà energetica, cifra che cresce nei paesi a basso reddito o con climi estremamente caldi o freddi. I gruppi vulnerabili (anziani, famiglie a basso reddito e abitanti di edifici inefficienti dal punto di vista energetico) sono i più colpiti. La povertà energetica non è solo una questione di reddito, ma è aggravata anche da fattori come l’inefficienza degli edifici e l’assenza di infrastrutture per le energie rinnovabili.
Secondo l’ultimo rapporto annuale dell’ARERA e studi sul tema, circa il 9-10% delle famiglie italiane è in una condizione di povertà energetica. Questo significa che oltre due milioni di famiglie faticano a coprire i costi energetici necessari per mantenere un livello di comfort adeguato nelle proprie abitazioni. La povertà energetica è più accentuata nel Sud Italia e nelle Isole, dove le difficoltà economiche si sommano a una maggiore inefficienza energetica delle abitazioni. Nelle regioni come Sicilia, Calabria e Campania, la percentuale di famiglie in povertà energetica è generalmente superiore alla media nazionale. Gli edifici italiani, soprattutto quelli costruiti prima degli anni ‘80, tendono ad avere una bassa efficienza energetica, con una conseguente maggiore necessità di energia per riscaldamento e raffreddamento. Questo aumenta la vulnerabilità energetica, soprattutto per le famiglie a basso reddito che vivono in abitazioni vecchie e con impianti obsoleti. I dati ISTAT indicano, inoltre, che le famiglie con reddito inferiore ai 15.000 euro annui dedicano una quota significativa del proprio reddito alle spese energetiche. Le famiglie monoparentali, gli anziani soli e le famiglie numerose sono particolarmente esposte al rischio di povertà energetica. La recente crisi energetica, innescata dalla guerra in Ucraina, ha ulteriormente aggravato la situazione. L’aumento dei prezzi di gas ed elettricità ha portato molte famiglie italiane a ridurre il riscaldamento in inverno e il raffrescamento in estate, peggiorando le condizioni di vita.
La transizione verso fonti di energia rinnovabile, sebbene fondamentale per combattere i cambiamenti climatici, può aumentare, provvisoriamente ma significativamente, la pressione sui prezzi dell’energia. Questo accade soprattutto quando gli investimenti iniziali in energie pulite vengono trasferiti sui consumatori, con l’aumento delle bollette energetiche. Come sottolinea uno studio dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), i costi iniziali di tecnologie come i pannelli solari e le pompe di calore sono spesso insostenibili per le famiglie vulnerabili, che non possono permettersi le installazioni e quindi i risparmi a lungo termine che queste tecnologie comportano.
La “giustizia energetica” è un concetto che pone al centro il diritto a un accesso equo alle risorse energetiche. Questo approccio mira a garantire che la transizione sia giusta, senza penalizzare i più deboli. Lo studio della European Energy Poverty Observatory evidenzia come la giustizia energetica richieda non solo accesso ma anche partecipazione delle comunità vulnerabili nei processi decisionali della transizione, evitando che le disuguaglianze già esistenti vengano accentuate. L’impatto di una transizione energetica non inclusiva può generare profonde disuguaglianze. Le famiglie in condizioni di povertà energetica, infatti, sono spesso impossibilitate a partecipare alla transizione verso fonti rinnovabili e tecnologie più efficienti. Questo crea un circolo vizioso in cui i consumatori più vulnerabili rimangono dipendenti dai combustibili fossili e dai sistemi energetici tradizionali, con bollette più elevate e un maggior impatto ambientale.
La povertà energetica viene misurata con diversi indicatori, come la percentuale del reddito destinata all’energia: se una famiglia spende più del 10% del suo reddito per le bollette energetiche, spesso si considera in una situazione di povertà energetica. Altri indicatori includono l’incapacità di mantenere una temperatura adeguata in casa, la presenza di muffa o problemi di isolamento, e il numero di giorni in cui non si riesce a pagare le bollette.
L’Unione Europea ha messo in atto diverse strategie per contrastare la povertà energetica, un problema aggravato dalla crisi energetica e dall’aumento dei costi delle risorse.
Innanzitutto, con la Renovation Wave: questo piano europeo, lanciato nel 2020, mira a rinnovare gli edifici in tutta l’UE per migliorarne l’efficienza energetica, riducendo le bollette per le famiglie e abbattendo le emissioni di gas serra. Gli edifici residenziali, in particolare quelli abitati da famiglie a basso reddito, sono tra i principali destinatari degli interventi. La Direttiva sull’efficienza energetica degli edifici (EPBD), poi, prevede norme per incentivare l’isolamento termico, l’installazione di sistemi di riscaldamento efficienti e l’integrazione di energie rinnovabili nelle abitazioni, aiutando le famiglie a ridurre i consumi. Ancora, il Fondo sociale per il clima. Parte del pacchetto “Fit for 55“, fornirà aiuti finanziari alle famiglie a basso reddito, ai piccoli operatori economici e ai trasporti, aiutandoli a far fronte all’aumento dei costi energetici derivanti dalla transizione verde. E il Just Transition Fund (Fondo per una transizione giusta): i cui progetti finanziati contribuiscono anche a ridurre la povertà energetica migliorando l’accesso alle energie rinnovabili e favorendo l’occupazione in settori sostenibili. Ma l’UE raccomanda pure l’adozione di tariffe sociali e regolamentazione dei prezzi con sussidi energetici per sostenere i consumatori vulnerabili. Alcuni Paesi europei hanno già attuato interventi sui prezzi e sui contributi per ridurre l’impatto dell’aumento dei costi energetici. In periodi di crisi energetica, come quella causata dalla guerra in Ucraina, la Commissione Europea ha dato il via libera agli Stati per introdurre temporanee regolazioni dei prezzi per proteggere le famiglie.
Infine, come soluzioni particolarmente praticabili in Italia con un minimo di buona volontà che ancora non si vede: promozione dell’autoproduzione e delle comunità energetiche. Attraverso la creazione di impianti solari domestici e altre fonti rinnovabili per ridurre i costi energetici e aumentare l’autonomia delle famiglie. E le comunità energetiche permettono ai cittadini di unirsi per produrre, condividere e consumare energia rinnovabile a livello locale. Questo modello aiuta a ridurre i costi e aumenta la resilienza delle comunità energeticamente vulnerabili.
L’UE sostiene la creazione di punti di accesso in cui i cittadini possono ottenere informazioni sui finanziamenti per la riqualificazione energetica, sulle modalità per ridurre i consumi e sull’accesso a fonti rinnovabili. E vengono finanziate campagne di sensibilizzazione per informare i cittadini su come risparmiare energia, ridurre i consumi e beneficiare degli incentivi disponibili.
Naturalmente prioritari saranno gli incentivi e le sovvenzioni mirate. Questi strumenti finanziari possono aiutare le famiglie a basso reddito a coprire i costi delle ristrutturazioni per l’efficienza energetica e l’acquisto di tecnologie rinnovabili. Le politiche di tariffazione progressiva, esaminate in alcune ricerche del Cambridge Institute for Sustainability Leadership dove si sostiene che una tariffazione energetica progressiva potrebbe agevolare i gruppi vulnerabili, mantenendo tariffe più basse per i consumi di base.
La povertà energetica rappresenta una sfida centrale per una transizione giusta. Soluzioni come incentivi mirati, politiche di tariffazione progressiva e interventi di efficientamento energetico su abitazioni pubbliche sono strumenti essenziali per evitare che il carico della transizione cada sui più deboli.
Giuseppe d’Ippolito